Un'attività formativa alla Texas State University

Storie

L'università che promuove innovazione e imprenditorialità

Alessandra Scroccaro studia il challenge-based learning. Attualmente, è alla Texas State University per un periodo di ricerca

12 luglio 2023
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di Sara Giuffrè
School of Innovation

Alessandra Scroccaro è una ricercatrice dell’Università di Trento, attualmente alla Texas State University (Usa) con una borsa Fullbright. Scroccaro studia il challenge-based learning e in particolare il concetto di università imprenditoriale, vale a dire come gli attori dell’ecosistema locale dell’innovazione, il personale accademico e gli studenti possano promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità.

Alessandra, qual è il tuo progetto di ricerca e come hai ottenuto la borsa Fullbright?

«Il mio attuale progetto di ricerca riguarda lo studio del paradigma dell’università imprenditoriale, un’università cioè che promuove e supporta imprenditorialità e innovazione tra studenti, studentesse, staff accademico e non accademico. Lo fa attraverso l’attivazione di challenge (sfide proposte da imprese e enti del territorio, ndr), mentorship, formazione specifica sulla creazione di start-up e sul sostegno a processi di innovazione, con particolare cura dei rapporti con gli stakeholders.
Nel 2022 mi sono candidata per una borsa di ricerca Fulbright di 9 mesi presso la Texas State University (Usa) e dopo un iter abbastanza lungo comprensivo di redazione della proposta di ricerca e colloqui, sono riuscita a rientrare nel gruppo di persone che sono potute partire per l’anno 2022-2023».

Qual è la tua definizione di challenge-based learning e perché pensi sia importante nella formazione? Come può essere implementato efficacemente in un ambiente accademico?

«Il challenge-based learning (Cbl) è un ponte tra l’università e il territorio. È un’opportunità per studenti e studentesse per mettere in pratica le conoscenze acquisite a lezione, entrando in contatto con aziende e realtà del territorio, sviluppando un mindset proattivo – direi imprenditivo – utile per navigare nel mercato del lavoro presente e futuro. Si tratta di un cambiamento radicale nella didattica, che assegna ai docenti il ruolo di facilitatori del cambiamento. Gli stakeholders partecipano a questo processo raccogliendo le proposte più interessanti e facendo talent scouting tra studenti e studentesse. Se gestito correttamente, è un approccio vincente e sostenibile per tutti gli attori in gioco.
Il challenge-based learning può essere implementato efficacemente dall’università se guidato e supportato. Ad esempio, da maggio dello scorso anno il FormID dell’Università di Trento, in collaborazione con la School of Innovation, ha avviato una comunità di pratica del Cbl, un gruppo informale composto da docenti, staff accademico e non accademico, attori del territorio incuriositi da questo nuovo approccio e disponibili a condividere pratiche ed esperienze».

Hai riscontrato differenze significative tra il modo in cui si fa ricerca negli Stati Uniti e in Italia?

«Certo, stiamo infatti parlando di due sistemi universitari molto differenti, sotto diversi aspetti. Il budget a disposizione per le università pubbliche e soprattutto per la ricerca negli Stati Uniti è più elevato. Avere un ampio budget permette di avere strutture solide, spazi funzionanti, con più personale a disposizione.
Dal punto di vista, invece, della qualità della ricerca e della qualità metodologica, non abbiamo nulla da invidiare. Direi quasi che abbiamo una marcia in più. Abbiamo elevatissime basi teoriche e metodologiche e riusciamo a fare buona ricerca con budget inferiori».

Cosa ti aspetti di fare una volta concluso il tuo periodo di ricerca in Texas e come pensi che questa esperienza influenzerà il tuo futuro accademico?

«Una volta rientrata dal Texas, mi piacerebbe condividere quanto appreso in questo periodo all’estero e contribuire affinché l’Università di Trento possa migliorare le strategie di supporto allo staff accademico e non accademico che sviluppa e promuove innovazione, soprattutto nei settori chiave legati alla qualità dello stile di vita, alla salute e al benessere. Inoltre mi piacerebbe portare qualche best practice, anche nella didattica innovativa, opportunamente aggiustata e proporla a studenti e studentesse che vogliano mettersi in gioco, migliorare le proprie competenze imprenditive e sviluppare progetti imprenditoriali, non solo in ambito universitario, ma anche nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado».