Giovedì, 13 novembre 2014

Inaugurato l’anno accademico 2014-2015 dell’Università di Trento

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La registrazione dell'Inaugurazione

Inaugurazione ufficiale dell’anno accademico 2014/15 oggi per l’Università di Trento. La cerimonia si è tenuta presso la Facoltà di Giurisprudenza ed è stata accompagnata dal conferimento della laurea honoris causa allo storico Heinz Schilling e dalla consegna dei premi ai migliori laureati e dei migliori dottori di ricerca dell’anno accademico 2012/2013.

L’inaugurazione di quest’anno si è tenuta in un momento di transizione per l’Università di Trento, che presto sarà chiamata ad eleggere il suo nuovo rettore, dopo le dimissioni della rettrice Daria de Pretis che da ieri ricopre il ruolo di giudice della Corte Costituzionale. 

E proprio il saluto e il ringraziamento alla rettrice de Pretis è stato il filo conduttore di molti degli interventi della mattinata. Il primo a ricordarla è stato il professor Aronne Armanini, rettore vicario fino a nuove elezioni. «Questa chiamata della nostra rettrice ad una delle più alte e prestigiose cariche della Repubblica – ha commentato Armanini – è un grande onore per la nostra Università e per la Comunità trentina, ma ha anche indotto un inatteso passaggio di consegne nel governo dell’università, proprio nel momento in cui i nuovi indirizzi di politica accademica, iniziati da poco più di un anno, avevano cominciato a dare i primi importanti risultati». 

Il saluto e il ringraziamento alla professoressa de Pretis sono stati l’apertura anche dell’intervento del presidente dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta: «Avere la capacità e la disponibilità di fornire personalità eminenti alla nazione e al mondo è una caratteristica precipua di una buona università, perché significa che la sua attività scientifica e didattica contribuisce in più maniere alla crescita del Paese. Daria de Pretis sarà un giudice costituzionale che porterà un po’ di Università di Trento a Roma. Il nostro Ateneo ha già visto i suoi precedenti rettori e molti professori impegnati in Italia e altrove. Sono tutti riconoscimenti alle singole persone che però, tutte assieme, indicano che l'Università di Trento è anche una fucina di personalità che poi costituiscono una rete importante della conoscenza».

Dopo l’ingresso del corteo accademico, come da tradizione, sulle note del Gaudeamus igitur (l’inno accademico internazionale) suonato e cantato dal Conservatorio di Musica F.A. Bonporti di Trento, ad aprire la cerimonia è stato il professor Aronne Armanini, che ha voluto condividere lo spirito di una cerimonia che da alcuni anni (e precisamente dall’anno accademico 2010/11) non si svolgeva all’Università di Trento: «La cerimonia di apertura dell’anno accademico, che quest’anno il Senato Accademico ha voluto ripristinare, offre all’Università che lo celebra l’opportunità di attestare il proprio impegno nella missione che la Costituzione e le leggi gli attribuiscono e rende partecipe la comunità accademica e la società delle attività poste in essere, dei risultati raggiunti, dei programmi da realizzare e dei problemi rimasti invece aperti».
Armanini ha quindi illustrato i nodi principali affrontati dal governo dell’Ateneo in questi ultimi anni: dalla trasformazione profonda nella governance in seguito alla delega provinciale, al disegno del nuovo Statuto; dalla nascita di nuovi organismi (la Consulta dei Direttori di Dipartimento, la Consulta del personale tecnico ed amministrativo, la Consulta dei ricercatori a tempo determinato, dei dottorandi e dei titolari di assegno di ricerca) per favorire un metodo di lavoro più collegiale e partecipato, fino al varo del primo Piano strategico 2014/16, il documento che delinea gli indirizzi strategici per ognuna delle quattro aree di intervento definite dallo Statuto: ricerca, formazione, politiche del personale, partecipazione allo sviluppo della società locale, nazionale ed europea. «Abbiamo individuato cinque aree di intervento, seguendo principalmente due criteri: la valorizzazione delle migliori competenze già esistenti e la volontà di farle comunicare fra loro in una prospettiva trasversale rispetto alle specificità delle singole aree disciplinari. Un altro obiettivo introdotto con il Piano Strategico – ha aggiunto Armanini – riguarda la promozione della nostra capacità di accedere a risorse finanziarie esterne, derivanti da progetti competitivi nazionali e, soprattutto, internazionali». 
Infine un focus su alcuni degli ambiti cruciali dell’attività dell’Ateneo: la formazione, l’internazionalizzazione, il trasferimento delle conoscenze e le relazioni con il territorio e il sistema economico, la valutazione dell’attività scientifica e le relazioni con la Provincia autonoma, il sistema della ricerca trentino e le università dell’Euregio. Una considerazione finale è stata riservata alla fase di transizione che l’Ateneo sta attraversando: «In questo periodo che ci separa dalla elezione del nuovo rettore, l’Università di Trento funzionerà a pieno ritmo, senza venire meno a tutti gli impegni presi, anche in termini programmatici, sia all’interno che all’esterno».

L’Università può rilanciare il suo ruolo di motore economico e sociale a servizio del Paese. Ne è convinto il presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Stefano Paleari, che nel suo indirizzo di saluto ha tracciato le quattro linee principali di intervento: conservare un accesso di massa; finanziare le università in relazione a ciò che fanno e non solo perché esistono; potenziare la circolazione dei docenti e dei ricercatori con strumenti adeguati; evitare di far leva su un’ulteriore contribuzione studentesca, ma basare invece il modello di finanziamento su meccanismi competitivi e su una maggiore responsabilizzazione della comunità accademica.
«L’università italiana ha subito negli ultimi anni una pesante trasformazione, causata non solo dal cambiamento degli assetti di governance e dal ridimensionamento dei finanziamenti pubblici, ma anche da una discussione sul ruolo dell’istituzione nella società attuale». Paleari ha quindi proposto un’analisi dell’evoluzione dell’istituzione universitaria: «L’Italia repubblicana ha vissuto due grandi fasi nello sviluppo del sistema universitario: dal Dopoguerra agli anni Settanta, con la nascita dell’università di massa, la crescita degli atenei storici e la concentrazione delle strutture; dagli anni Ottanta al nuovo millennio, con una crescita significativa del numero di università. Gli interventi delle politiche degli ultimi anni hanno posto fine a questa fase senza indicarne una nuova. 
Piuttosto, gli stessi sembrano affermare una visione puramente economica delle trasformazioni sociali in atto. Perché possa essere proposto un cambiamento radicale del sistema universitario, è invece necessario individuare dei valori condivisi, che portino ad immaginare una nuova università all’interno di una società desiderabile. La nuova Università sarà migliore non solo se avrà portato un’università italiana nelle prime dieci in classifica, ma se avrà creato le condizioni per il miglioramento di tutti. E così il nostro Paese sarà migliore se il destino di ognuno verrà determinato dal suo talento, dalla sua volontà, dalla saldezza dei suoi principi morali. Dentro questo traguardo c’è anche il desiderio di una nuova Università».

«Questo è il tempo delle scelte», ha detto il presidente Innocenzo Cipolletta commentando nel suo intervento il varo del nuovo Statuto e l’approvazione del Piano strategico. «Ebbene, questa Università ha gli strumenti istituzionali per decidere. Ha un rettore scelto con una procedura che assicura qualità e progettualità. A sua volta il rettore ha la possibilità di scegliere una parte del Senato accademico, ciò che lo pone nella capacità di individuare e di realizzare i suoi progetti. Esiste un Consiglio di amministrazione che vigila sulle scelte e sulla loro attuazione. Esistono quindi gli strumenti appropriati di governo che, nel rispetto delle competenze possono assicurare la piena realizzazione di progetti, solo che lo si voglia. A sua volta il Consiglio di amministrazione è collegato con il mondo esterno, per le personalità che lo compongono e per il ruolo attribuito al presidente. Quest'ultimo ha il compito di collegare l'università con il territorio. Ho inteso questo compito non solo come occasione per svolgere un'assemblea pubblica, come detta lo Statuto, che celebri quanto fatto dall'Università. Ho voluto che questa assemblea fosse il momento terminale di un processo di consultazione con tutte le comunità locali, al fine di raccogliere esigenze, sollecitazioni, suggerimenti e di avviare assieme dei progetti. Un’università che fosse chiusa sul suo interno non avrebbe una vita lunga e gloriosa. Questo territorio ha saputo aprirsi all'esterno. Questa università ha saputo coltivare rapporti internazionali e ha saputo accogliere personalità provenienti da altri sistemi. Dobbiamo mantenere viva questa capacità di ricambio, dando a tutti la possibilità di avere il mondo come terreno per forgiare la propria carriera e ricevere dal mondo quelle contaminazioni che fanno vivere ricerca e didattica».

Di “smart university” ha parlato Giancarla Masè, direttore generale dell’Università di Trento, che ha sottolineato quanto sia importante per un territorio realizzare un «ecosistema virtuoso fatto di infrastrutture e di dati, ma soprattutto di istituzioni e di persone, che operano in sinergia per generare valore». Anche l’Ateneo è chiamato a prendere parte attiva in questo processo innovativo operando per organizzare e rendere agevolmente fruibili le informazioni di cui dispone – ancora frammentate in innumerevoli sistemi informativi – e di utilizzarle per produrre e fornire servizi sempre più efficienti e personalizzati. «L’università può e deve adeguarsi al cambiamento in atto, mettendo in rete il proprio patrimonio informativo - in primis quello relativo alla conoscenza, ma anche quello di carattere gestionale - e fornendo sempre più servizi in una modalità combinata di virtuosa integrazione tra mondo virtuale e mondo reale». Masè poi ha aggiunto: «La sfida dei prossimi anni sarà riuscire a concentrare gli sforzi nel completare la dematerializzazione dei processi, nell’attuare quanto più possibile la semplificazione dell’azione amministrativa, liberando risorse da dedicare alla gestione, alla messa in rete e alla fruibilità del patrimonio informativo d’ateneo. Dovremo attrezzarci opportunamente con nuove tecnologie, soluzioni organizzative e profili professionali adeguati per rispondere alle richieste di formazione e scienza ad accesso aperto». Nella trasparenza e nella capacità di analisi, nel monitoraggio, nella disponibilità ad offrire servizi personalizzati, nella capacità di dare supporto e informazioni in tempo reale alla comunità accademica e agli utenti, nella semplificazione dei processi: in tutti questi ambiti - nonostante sia costretta a operare in uno scenario irrigidito da una stratificazione di norme - l’Università di Trento ha il potenziale per essere davvero “smart”.

Il presidente del Consiglio degli studenti, Rocco di Filippo, si è invece soffermato sulla portata del Piano strategico, in particolare sulla novità dell’offerta formativa arricchita con soft skills complementari, sull’investimento nella formazione linguistica e nelle borse Erasmus, sull’obiettivo di ridurre gli studenti fuoricorso. «In prospettiva – ha detto – l'investimento riguardante questi punti, contrattato con la componente studentesca, rappresenta la parte per noi più significativa del piano strategico. Un aspetto che, a regime potrebbe pesare per circa 6 milioni di euro l'anno. Nel dibattito attorno al Piano strategico, la componente studentesca ha effettivamente rappresentato il fattore di dinamicità e sviluppo maggiori». Altro tema toccato dal rappresentante degli studenti, è stata la biblioteca. «Gli studenti – ha ricordato di Filippo – sono stati i primi ad abbandonare l'idea della biblioteca Botta. Per risolvere il grande bisogno di spazi dell'Università servivano altre soluzioni. La biblioteca nel quartiere Le Albere è passata da soluzione di ripiego a soluzione migliore dell'originale con l'aggiunta degli spazi di Trento Fiere, su cui la Provincia si è impegnata». Infine la questione trasporti. Su questo punto ha annunciato: «Con l'accordo Università-Trentino Trasporti gli studenti avranno un servizio più completo ad un prezzo minore. Ci collochiamo assieme alle migliori tradizioni europee di welfare studentesco, senza nessuna risorsa aggiuntiva».

Al termine degli interventi ufficiali, la cerimonia è proseguita con il conferimento della laurea honoris causa allo storico tedesco Heinz Schilling

A presentare e motivare il conferimento del titolo è stato il direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia, Fulvio Ferrari: «Proponendo di conferire la laurea honoris causa al professor Heinz Schilling, il nostro Dipartimento ha in primo luogo, naturalmente, voluto rendere omaggio allo studioso eccellente, ma nel farlo ha contemporaneamente sottolineato l’importanza sia dei suoi studi, sia dell’oggetto di tali studi, e in particolare di quel fenomeno cruciale della storia europea che è stata la Riforma protestante. A quasi cinque secoli di distanza da quel 31 ottobre 1517 in cui Martin Lutero affisse sul portale della chiesa di Tutti i Santi, a Wittenberg, le sue 95 tesi con un atto che avrebbe rivoluzionato il corso della storia e del pensiero – secoli in cui le differenze e le contrapposizioni religiose hanno fecondato la riflessione ed entusiasmato l’azione di milioni di uomini, ma hanno anche causato devastazioni e terribili aberrazioni – è quanto mai indispensabile ripensare, studiare e capire quella complessa concatenazione di eventi che ancora, innegabilmente vive nel nostro presente, un presente che in molti e diversi modi ha contribuito a determinare. E particolarmente significativo ci è sembrato che fosse la nostra Università, l’Università di Trento, che vive e opera sul confine culturale tra mondo latino e mondo germanico, in quella stessa città che – proprio per questa ragione – venne scelta dalla Chiesa per affrontare un evento tanto sconvolgente con un Concilio che divenne parte integrante e fondamentale di quella storia, a conferire la laurea honoris causa a chi della comprensione di quella concatenazione di eventi ha fatto il proprio principale oggetto di studio, aprendo nuove e originali strade alla sua comprensione».

Dopo la laudatio, tenuta da Giovanni Ciappelli, docente di Storia moderna all’Università di Trento, il professor Schilling ha tenuto la sua lectio magistralis dal titolo: 1517 – a Landmark in History?

La cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico si è conclusa con la premiazione dei migliori laureati e dei migliori dottori di ricerca dell’anno accademico 2012/2013 e con l’uscita del corteo accademico.