Lunedì, 7 settembre 2020

Pari opportunità e inclusione: le buone pratiche UniTrento si presentano

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Buone prassi, modelli e proposte per la valorizzazione delle pari opportunità: di questo si è parlato nei giorni scorsi a Trento in un incontro che la ministra per le pari opportunità e la famiglia ha tenuto con alcune istituzioni e realtà associative locali.

Tra queste anche una rappresentanza dell’Ufficio Equità e Diversità dell’Università di Trento, che ha avuto l’occasione di presentare alla ministra l’impegno dell’Ateneo nella sfida del riequilibrio delle asimmetrie di genere in ambito accademico.

Tra i punti illustrati alcune iniziative specifiche che l’Università ha avviato di recente, particolarmente innovative in Italia: gli interventi a favore della conciliazione, il Bilancio di genere, le linee guida per promuovere una partecipazione rispettosa di genere negli eventi e un linguaggio rispettoso delle differenze.

In materia di inclusione e valorizzazione delle persone, è stato presentato anche il Progetto rifugiati e richiedenti asilo.

L’Università di Trento ha colto l’occasione per suggerire alla ministra tre proposte concrete: istituire un meccanismo premiale per gli atenei impegnati nelle pari opportunità; garantire maggiore sostegno al personale non strutturato; curare la formazione all'educazione di genere nelle scuole.

Nell’incontro, a cui hanno preso parte anche la presidente e alcune rappresentanti della Commissione provinciale Pari opportunità e dell’associazione Alfid di Trento, si è parlato anche dei problemi legati al periodo dell'emergenza sanitaria con riferimento specifico alle imprese femminili e alla violenza domestica, al ruolo del terzo settore e al supporto alla costruzione di buone relazioni tra partner ed ex partner e tra genitori e figli.

Molti gli spunti raccolti durante l’incontro. In particolare, la ministra ha sottolineato quanto sia importante la convergenza dei temi e delle progettualità messe in atto, pur da diverse prospettive, tra soggetti istituzionali del territorio, università e terzo settore.

Ha ribadito l'importanza del lavoro culturale per superare stereotipi ancora diffusi, che sfociano in fenomeni discriminatori ed escludono le donne da alcuni ambiti del sapere, quali in particolare il mondo del digitale e le discipline STEM. In questo ambito - come ha sottolineato la stessa ministra - è strategica l'attività di formazione diretta alle donne per fornire loro strumenti e competenze per affrontare il mondo del lavoro e acquisire indipendenza anche sul piano economico.

La ministra ha apprezzato i progetti educativi con le scuole, anche in collaborazione con le università, che possono creare maggiore consapevolezza, a partire da modelli positivi di donne che si sono distinte in vari ambiti, come la scienza, l’arte, la politica o l’economia.

La particolare fase post COVID, come ha evidenziato la ministra, richiede particolare attenzione sulle donne e sulle loro specificità, sia nei contesti sociali sia lavorativi. Le diversità vanno riconsiderate come elementi costitutivi dell'universalità e i ruoli rivestiti assumono significato insieme all'identità delle persone: di qui anche l'importanza di un linguaggio rispettoso delle differenze. Un riferimento poi alla centralità delle famiglie, realtà generativa e comunità educante, nella quale si incontrano generi e generazioni e che pone al centro bambini e bambine che rappresentano un grande valore per la collettività.

In questo ambito la ministra ha apprezzato in particolare il percorso di certificazione Family Audit intrapreso dall'Università di Trento.