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Nutrirsi bene per vivere a lungo

Conversazione con Valter D. Longo, direttore dell’Istituto sulla Longevità, University of Southern California

12 settembre 2022
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Si sa da tempo: una corretta alimentazione, accompagnata da uno stile di vita sano, aiuta a prevenire numerose malattie. Chi mangia “bene”, dice la scienza, ha più probabilità di mantenersi in salute e vivere a lungo. Il parere più autorevole è senza dubbio quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’OMS, nutrizione e salute sono strettamente correlate l’una all’altra. Lo stato di salute delle popolazioni è fortemente influenzato dal livello e dalla qualità dell’alimentazione e una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie.

L’Università di Trento dedica al cibo numerosi progetti, declinando il tema nei molteplici ambiti in cui operano i suoi ricercatori e le sue ricercatrici. Dal CIBIO al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, dal Dipartimento di Lettere e Filosofia a quello di Ingegneria e Scienza dell'Informazione, fino alla Scuola di Studi Internazionali e al CIMeC: non c’è struttura UniTrento che nel corso degli anni non abbia affrontato in qualche modo questo tema.

UniTrentoMAG sceglie di dedicare al cibo uno speciale: un’intera settimana per fare il punto su alcuni fra i più interessanti progetti di ricerca attivi in ateneo e per ragionare sulle tante prospettive da cui si può approcciare questo argomento.

Cominciamo parlando di salute e qualità della vita. Abbiamo rivolto alcune domande al professor Valter D. Longo, docente di Biogerontologia e direttore dell’Istituto sulla Longevità, University of Southern California - Davis School of Gerontology, Los Angeles, USA.

Giovedì 22 settembre, nell’ambito della cerimonia di conferimento dei premi per tesi di laurea magistrale assegnati da CIMeC e Fondazione Alvise Comel, il professor Longo interverrà a Rovereto invitato dal Centro Interdipartimentale Mente/Cervello per una lectio magistralis dal titolo “Nutrizione, longevità e salute”.

Professor Longo, quanto è importante l’alimentazione per invecchiare bene?

«È fondamentale. Oltre cento anni di ricerca sull’invecchiamento confermano che dal “come mangiamo” dipende il “come invecchiamo”. In numerosi studi, la restrizione calorica (il regime alimentare che riduce l'apporto di calorie al di sotto del fabbisogno energetico dell’organismo, ndr) ha dimostrato effetti benefici sulla longevità ma ha anche evidenziato molti effetti collaterali e quindi il bisogno di identificare nuove terapie ma meno difficili e più sicure. Possiamo dire con certezza che l’alimentazione può allungare la vita di chi è già di peso normale ma ancora di più delle persone sovrappeso o obese».

Dieta della longevità e dieta mima digiuno: cosa sono e come funzionano?

«Chiariamo subito che la dieta della longevità non ha nulla a che fare con le diete per perdita di peso. Io solitamente parlo di “dieta della longevità” che include anche quella mima digiuno. In parole semplici, la dieta della longevità è quello che mangi e non mangi giornalmente. La dieta della longevità giornaliera, ad esempio, è quella vegana, con l’aggiunta di pesce 2-3 volte a settimana e di 12 ore di digiuno giornaliero. La dieta mima digiuno è invece una dieta vegana di 4-7 giorni molto particolare proprio perché causa le risposte cellulari provocate dal digiuno con sola acqua».

E la dieta mediterranea?

«Innanzitutto, bisogna capire cosa intendiamo con “dieta mediterranea”, poche persone sanno davvero cos’è. La gente pensa di praticarla e invece non lo fa. Se poi guardiamo le metanalisi, scopriamo che questo regime alimentare non è così efficace, perché la riduzione della mortalità da varie malattie oscilla fra il 6 e il 13%. La dieta della longevità sfrutta invece la scienza della longevità contro le malattie dell’invecchiamento».

Come dovrebbe cambiare l’alimentazione in base all’età?

«La dieta della longevità è quella più indicata fra i 18/20 e i 70 anni. Fuori da queste fasce d’età, sono necessari alcuni correttivi. In particolare dagli 85/90 anni è importante proteggersi dalla malnutrizione e da malattie che derivano dal mangiare poco o dall’assorbire troppo poco i nutrienti. Quindi in questo range d’età la dieta mediterranea è più adatta».

Genetica o stile di vita? Cosa conta di più per mantenersi in salute?

«La genetica ha il controllo molto forte sulla nostra vita, ecco perché un topo vive 2 anni e mezzo e noi oltre 80. Però è anche vero che è un dato di fatto immutabile, per adesso non possiamo fare nulla per migliorare i nostri geni. Sulla nutrizione che regola la funzione di questi geni invece possiamo lavorare. Sempre in abbinamento con l’esercizio fisico, che però non ha il potenziale della nutrizione nell’allungamento della vita sana».

Parliamo di cultura dell’alimentazione: come si impara a mangiare bene?

«Tutte le persone sono diverse e non c’è una ricetta che vada bene indistintamente. Il consiglio migliore è quello di farsi seguire da un professionista, in modo da avere indicazioni mirate per migliorare la propria alimentazione e quindi il proprio stato di salute. A Los Angeles e Milano, le cliniche della mia fondazione aiutano ogni anno migliaia di pazienti di ogni tipo, anche chi non se lo può permettere».