https://webapps.unitn.it/du/it/Persona/PER0078313/CurriculumAgnolo Bronzino, Ritratto di Dante Alighieri,1533 circa. Wikimedia Commons

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Allegorie dantesche

Dall’8 al 10 aprile un convegno internazionale promosso dall’Università di Trento

25 marzo 2021
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Claudia Di Fonzo
di Claudia Di Fonzo
Responsabile scientifica del convegno internazionale “Allegorie dantesche”, è docente a contratto di Diritto e letteratura della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento.

«Nel mezzo del cammin di nostra vita» è il primo verso dell’Inferno e dell’intero poema. Un verso che indica un momento biologico ma pure un momento simbolico del cammino spirituale e umano dell’autore e del pellegrino. Per comprendere il valore simbolico di tale determinazione di tempo bisogna recuperare gli echi biblici e profetici (Isaia 38,10 e il Salmo 89/90). 

Bestie di ogni sorta (una lupa, una lonza, un leone, un veltro, per citarne solo alcune), ramoscelli che spezzati buttano sangue, carri e processioni con accenti apocalittici, aquile che perdono le penne schiantandosi su un carro o che si formano per effetto della disposizione delle anime dei giusti, alberi cosmici rovesciati con le radici volte verso il cielo e le fronde verso il basso a formare le corone dei beati, scale simboliche e metamorfosi di ogni sorta sono la materia delle favole che sostanziano l’allegoria dei poeti. Anche i personaggi e le loro vicende hanno una valenza allegorica e simbolica e tra tutti basti citare Ulisse, metafora del desiderio della conoscenza (in proposito interverranno Lino Pertile e Rino Caputo)

L’allegoria dei poeti però non coincide con l’allegoria dei teologi poiché non presuppone la storicità della storia narrata, non è una allegoria figurale (in factis) ma solo in verbis. Tuttavia le favole che i poeti raccontano hanno il pregio di svelare le verità nascoste. La Commedia è una «fictio retorica musicaque poita» che intende svelare le verità nascoste. Anche il Boccaccio nelle Genealogie (XIV; XV) espone sotto il velame delle favole poetiche questioni morali e teologiche (di Boccaccio parlerà Pia Doerig). L’allegoria dei poeti è una forma di conoscenza del vero, quasi una «scala a Dio» come scriveva, seppur dubitativo, Eugenio Montale. (Di tutto questo parleranno Francesco Zambon e Juan Varela-Portas Orduña).

A ben considerare, l’interpretazione della parola scritta ha sempre comportato diversi livelli di lettura dei testi, in primis dei testi sacri. Nell’ambito della tradizione latina occidentale allo schema interpretativo trifario d’ascendenza greca, si è affiancato quello quadrifario, inaugurato da Agostino e destinato a prevalere. Nel De Doctrina Christiana Agostino parla dei quattro sensi della Sacra Scrittura e da lui muove la gran parte della tradizione interpretativa medievale occidentale fino a Tommaso d’Aquino e a Dante Alighieri. Al crocevia incontriamo Rabano Mauro che nel De rerum naturis, compendio enciclopedico utile a decriptare le Scritture, sviluppa lo schema di lettura tripartito affermando che ogni realtà può essere spiegata secondo la sua lettera, il suo significato mistico (mystice) e la sua applicazione morale». 

Nel commentare le parole scritte sul sommo della porta dell’Inferno Pietro Alighieri parla di un senso mistico e scrive che all’inizio del canto Dante immagina di essere giunto con Virgilio «alla porta del mistico Inferno». Sull’epitaffio che la sormonta è scritto «per me si va nella città dolente», «cioè tra i molti uomini che vivono in questo mondo in modo vizioso, parlando allegoricamente».

Lettera, allegoria e lettura figurale dei teologi presiedono anche al concepimento e alla realizzazione del «visibile parlare», sia che si tratti di miniature, di storie figurate o di affreschi (in proposito Antonio Natali, Michele Curnis).

Dante nel Convivio recupera Agostino e afferma «che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi» (Cv II, i, 2). Un anonimo commentatore quattrocentesco nel chiosare la canzone Tre donne intorno al cor mi son venute scriveva che la canzone intende mostrare solo all’amico della virtù «altri varii colori e sensi allegorici, morali e anagogici».

Bisogna però fare molta attenzione a non fornire interpretazioni non supportate dal testo sacro (Piero Capelli parlerà dell’allegoria nell’Antico e Nuovo Testamento). Dell’uso e dell’abuso dell’allegoria dei teologi Dante discute nella Monarchia, dove, muovendo da Agostino, illustra il criterio da seguire per interpretare allegoricamente il testo sacro (a questo proposito Claudia Di Fonzo e, con speciale riguardo alla metafora del sole e della luna, Diego Quaglioni). 

Nel proemio generale del Convivio, utilizzando la metafora del banchetto e quella della nave, Dante stabilisce un legame intrinseco con la filosofia antica e la letteratura classica (in proposito Bruno Pinchard). Con la metafora della nave di Orazio (Ode I, 14) indicava la Res publica romana e Dante evoca quel topos nell’invettiva contro l’Italia in Purgatorio VI: «Ahi serva Italia [...]/ nave sanza nocchiere in gran tempesta» (dell’ironia parlerà Nicolino Applauso).

Alcuni autori del Novecento hanno sfruttato la valenza allegorica intrinseca nel viaggio dantesco (in proposito parlerà Carlota Cattermole Ordóñez). Tra questi, Peter Weiss (1964) che, nel suo dramma intitolato Inferno, usa la prima cantica come una grande allegoria della Shoah.

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (avvenuta in esilio a Ravenna nel 1321) nei giorni 8-10 aprile 2021 si terrà il convegno internazionale di studi danteschi Allegorie dantesche. 
L'evento, gratuito e aperto a tutti, si svolgerà in videoconferenza (live streaming sulla pagina web dell’evento dove è disponibile il programma completo degli interventi). Per partecipare è necessaria l'iscrizione compilando il form di adesione online entro le ore 12.00 del 7 aprile 2021.
L'evento è stato organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento con il patrocinio del Comune di Firenze, della Société Dantesque de France, del Centro di Alti Studi Umanistici (CeASUm), di «Semper» Seminario permanente di poesia del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento in collaborazione con La Certosa di Firenze/Comunità di San Leonino e Il Libraccio di Firenze. Direzione scientifica: Claudia Di Fonzo.