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Formazione

La scuola inclusiva si studia all'università

Remo Job e Claudia Cattani raccontano il corso di perfezionamento per dirigenti e insegnanti organizzato da UniTrento

24 ottobre 2023
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Si è concluso da qualche mese il corso di perfezionamento universitario "Leadership per una scuola inclusiva", una proposta formativa che ha coinvolto dirigenti e docenti della scuola primaria e secondaria della provincia di Trento. Il corso è nato dalla collaborazione tra un gruppo di dirigenti particolarmente sensibili al tema dell’inclusione e dell’innovazione didattica e organizzativa e il Firs, il centro dell’Università di Trento dedicato alla formazione degli insegnanti e ai rapporti con la scuola.

Il progetto, promosso dall’Ateneo in collaborazione con il Dipartimento istruzione e cultura della Provincia autonoma di Trento, con l’Iprase e la Fondazione Caritro, ha coinvolto 19 dirigenti e 23 docenti tra le persone individuate come referenti per il sostegno o per l’innovazione. L’obiettivo finale era quello di realizzare nelle singole scuole specifici progetti di innovazione. Ne parliamo con Remo Job, direttore del corso, e con la coordinatrice didattica Claudia Cattani.

Qual è il principio ispiratore del corso?

«Negli ultimi anni, sta cambiando notevolmente il paradigma di “scuola inclusiva”. In passato, la necessità era quella di integrare alunni e alunne con bisogni educativi speciali. Oggi, con “inclusione” intendiamo la creazione di una comunità di apprendimento capace di far convivere e valorizzare tutte le differenze. Da qui siamo partiti per proporre un approccio didattico e organizzativo aperto, flessibile, plurale nei modi e negli strumenti; un approccio che dia la possibilità a ogni studente e studentessa di raggiungere il massimo potenziale di apprendimento, partecipazione e appartenenza sociale».

Su quali aspetti avete lavorato?

«Il corso ha toccato diversi ambiti disciplinari, aspetti trasversali e livelli di azione differenti. La scuola come organizzazione, come insieme di professionalità, come apparato di regole e consuetudini, come struttura fisica. In questo quadro, alunne e alunni sono attori compartecipi del progetto didattico. La classe intesa come un ambiente pro-sociale e un contesto di apprendimento che facilita l’inclusione e la partecipazione reale di ogni persona. Ci siamo occupati naturalmente anche di didattica, intesa come l’insieme delle scelte operate dai docenti, affinché queste siano coerenti con le finalità educative dell’istituzione. Ed infine è stato esplorato il potenziale di azione rappresentato dalla comunità allargata della quale fa parte la scuola».

Come è stato strutturato il corso?

«Sono stati attivati due percorsi paralleli, uno di 275 ore rivolto a docenti e uno di 130 ore rivolto a dirigenti. I percorsi si sono spesso intrecciati, favorendo la collaborazione e la progettazione condivisa.  Per quanto riguarda il personale docente, il percorso ha puntato a valorizzarne la figura come elemento imprescindibile per l’inclusione; per quanto riguarda il personale dirigente, abbiamo lavorato in particolare sul tema della gestione consapevole della leadership in chiave inclusiva.
Il percorso, fortemente interattivo, accanto alla parte teorica ha visto attività a carattere laboratoriale e di progettazione in team per stimolare il coinvolgimento attivo e lo scambio di esperienze e conoscenze. Ciascun progetto (projectwork) è stato declinato sulla singola scuola, coerente con le caratteristiche e i bisogni specifici degli istituti».

Come erano articolati i moduli formativi?

«Nei moduli formativi si sono affrontati temi come i fondamenti della didattica inclusiva, i vincoli e le possibilità offerti dalla legislazione scolastica rispetto all’approccio inclusivo, la psicologia dello sviluppo e delle differenze individuali, la psicologia delle organizzazioni, con enfasi su leadership, gruppi di lavoro efficaci e valutazione e miglioramento della qualità dell’inclusione. Non sono mancati contenuti legati all‘antropologia, intesa come strumento per l’analisi del territorio e delle differenze, alla pedagogia dell’inclusione, con un focus su progettazione educativa, ambienti di apprendimento, metodologie didattiche, con attenzione alla gestione della classe, alla valutazione inclusiva e autentica degli apprendimenti».

Qual è il feedback di chi ha preso parte al corso?

«Molto positivo. La partecipazione è stata considerata un’esperienza innovativa e molto significativa. In particolare è stato messo in risalto il fatto che si sia costituito un gruppo molto affiatato, docenti e dirigenti insieme, che ha dimostrato concretamente il potenziale del lavoro in team, superando l’isolamento di cui spesso soffre chi lavora nella scuola».