Un momento dell'iniziativa organizzata al FabLab dell'Università di Trento

Formazione

Prove di comunicazione

Sperimentazione al FabLab per raccontare la scienza a scuola e nella società, trasmettere passione, suscitare curiosità

17 aprile 2024
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di Sara Carneri
Ufficio eventi

La comunicazione tra colleghe e colleghi parte da un linguaggio comune ma non sempre ciò è sufficiente a renderla efficace. Perché? Come possiamo migliorarla? A margine di due incontri che si sono svolti al FabLab dell’Università di Trento, a Povo, abbiamo rivolto qualche domanda a Francesca Fiore e Martina Bellini, due referenti delle tre associazioni – Glow, Owl, Club Alpbach Trentino - che hanno promosso il laboratorio “Comunicazione scientifica tra pari: linguaggio comune sì, ma non basta!”.

L’iniziativa si è caratterizzata per l’ambiente informale, il taglio molto pratico, l’apertura a studenti e studentesse che frequentano indirizzi diversi, non solo scientifici ma anche umanistici. L’invito era a portare un oggetto che in qualche modo li rappresentasse e creasse velocemente un elemento di conoscenza comune, e un tema di ricerca, un articolo o un poster su cui mettersi alla prova.

Per fare divulgazione scientifica il tema della comunicazione efficace è centrale. Ha a che fare con la capacità di «trasmettere voglia, desiderio e passione per una materia – nel nostro caso la biologia», racconta Martina Bellini, dell’associazione Owl - «in una modalità che può essere interessante per orientarsi e immaginare poi un futuro lavorativo». Con questi workshop, rivolti in particolare a studenti e studentesse, l’idea era quindi di fornire strumenti per migliorare. Che si tratti di una presentazione della propria ricerca a un convegno, oppure di portare la scienza nelle scuole – con uno degli innumerevoli progetti curati da Glow e Owl in tutta la provincia -, allenare la propria capacità di comunicare è importante.

Owl – Open wet lab è un’associazione nata nel 2013 da studenti e studentesse di biotecnologie di quello che oggi è il Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata, con l’obiettivo di rendere le scienze biologiche accessibili, sperimentare e fare divulgazione scientifica sia nelle scuole che partecipando ad attività sul territorio. Glow è un'associazione culturale che mescola tecnologia, arte e design, ed ha la capacità di sviluppare connessioni lunghe per cercare soluzioni interdisciplinari, partendo dal basso. A promuovere il laboratorio c’era poi Club Alpbach Trentino, associazione di giovani che studiano e lavorano, che promuove borse di studio per studenti e studentesse dell'Università di Trento e residenti in Trentino per partecipare al Forum europeo di Alpbach in Austria.

La struttura dei due incontri era più o meno simile: 10 minuti iniziali di introduzione teorica, in cui far passare alcuni concetti, il resto del tempo dedicato a fare esercizio e ricevere feedback dalle altre persone partecipanti. «Abbiamo parlato tanto, ad esempio, di come ci si pone nello spazio. La prima cosa, dovendo fare una presentazione a una conferenza, è capire qual è il contesto in cui ci si muove, quali sono gli strumenti che si hanno a disposizione, dalle cose banali alle più complesse. Poi è fondamentale adattare la comunicazione in base alle persone che si hanno difronte. Capita, talvolta, che gli esperti facciano fatica a trasmettere le proprie conoscenze al livello di chi esperto non è. Quindi, ad esempio, usare locuzioni come "ovviamente" o "si sa che" non funziona perché non è detto che tutti siano esperti dello stesso tema, pur lavorando in ambiti comuni. Bisogna sempre avere in mente che stiamo parlando a qualcun altro», racconta ancora Martina Bellini. «Devi renderti conto di quello che sei lì a fare e cercare di spiccare in mezzo agli altri. Quindi, se non sei dotata di un carisma particolare, puoi provare a stimolare la curiosità delle persone. Non vuol dire fare i pagliacci, ma presentare un poster accattivante, scegliere con cura le immagini, una grafica immediata e così via».

Collaborare con altri, scrivere progetti, partecipare a iniziative sul territorio, entrare nelle scuole, «avvicinarsi può avere anche questo grande potere di creare connessioni con enti del territorio e di sperimentare». Con questo approccio sono nate molte collaborazioni, la partecipazione a diversi festival – Poplar, Trentino 2060, un festival della scienza under 18, tra gli altri – e moltissime attività nelle scuole. «A volte noi facciamo da ponte, sapendo che c'è un ecosistema dietro, l'Università fa la supervisione scientifica ed è un contesto in cui è facile trovare persone molto esperte, competenti e appassionate della loro materia», conclude Francesca Fiore, assegnista di ricerca del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione attiva al FabLab dell’Università di Trento.