Prigionieri italiani (Collector of story, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons)

In libreria

Voci di prigionieri italiani della prima guerra mondiale

a cura di Serenella Baggio

8 marzo 2024
Versione stampabile

Il volume curato da Serenella Baggio, che ha raccolto nel progetto un nutrito e attrezzato gruppo di studiosi, presenta e commenta un'eccezionale e inedita documentazione relativa ai dialetti d'Italia. Nel 1918, nei campi di prigionia austriaci e germanici della prima guerra mondiale si realizzò, coperta dal segreto di Stato, un'inchiesta straordinaria: vari accademici con schiere di loro allievi, si dedicarono a raccogliere col fonografo testimonianze di lingue e culture di tutti i continenti. Furono registrate anche voci di italiani che recitarono racconti in dialetto o proposero canti tradizionali. Si pubblicano ora quelle registrazioni, riemerse nell'Archivio fonografico di Vienna. Si tratta in assoluto delle prime testimonianze vocali dei nostri dialetti: una scoperta emozionante per l'équipe di dialettologi che si è dedicata a descriverle e ha reso comprensibile un sonoro molto danneggiato dall'usura del tempo e dalle vicissitudini di un'altra guerra. Quando è stato possibile, sono state aggiunte informazioni biografiche per ridare una personalità e a volte un volto alle voci di quei prigionieri che si prestarono a rappresentare il loro dialetto con pazienza e con orgoglio.

Serenella Baggio è professoressa presso il Dipartimento di Lettere e filosofia dell'Università di Trento 

Da I verbali di Ettmayer e la loro edizione diplomatica, (pp. 47-87, preprint)

Riascolto critico delle registrazioni
I preziosi materiali sonori ritrovati e digitalizzati dal Phonogrammarchiv di Vienna in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, spesso i primi ascoltabili dei rispettivi dialetti, sono stati distribuiti all’interno di un team di dialettologi (Arrigoni e Savini, Calamai, Coveri, Dettori, Maddalon e Trumper, Manzari, Matranga, Mereu, Puddu, Sottile).
È stato chiesto di affiancare alla trascrizione fonetica di Ettmayer, fatta nell’alfabeto dei romanisti, una nuova trascrizione fonetica in IPA, e alla trascrizione semplificata di Ettmayer (probabilmente testo preconcordato ) una nuova trascrizione semplificata, di più agevole lettura, in grafia RID (SANGA 1977). Il gruppo sardo e il gruppo siciliano hanno adottato un modello RID adattato alla tradizione scientifica delle loro regioni.  Al posto della traduzione in tedesco di Ettmayer, inoltre, si troverà una nuova traduzione letterale che, come le nuove trascrizioni, è basata sull’ascolto del testo parlato.  
Dalla sinossi di vecchio e nuovo sono maturate riflessioni sulla diacronia dei dialetti e sul metodo e gli strumenti a disposizione del linguista austriaco, confrontati con gli sviluppi successivi della ricerca dialettologica delle aree toccate.
I testi sonori e scritti sono stati studiati analiticamente e criticamente, facendo riferimento ai numeri delle stringhe discorsive che si trovano nei verbali di Ettmayer. Quando è stato possibile, alle osservazioni linguistiche si sono aggiunte quelle etnografiche e, in casi particolarmente fortunati, informazioni sulla biografia dei prigionieri-informatori ancora reperibili nel loro luogo d’origine. 

Pl. 2943 Ph 2944-2945 [CD 1: 5] 
Il fonografato è Carlo Antonio Puleo, 22 anni, studente, di Sciacca. Per ragioni di studio ha vissuto a Girgenti e Palermo. È sotto le armi da un anno.
La registrazione è fatta da Pollak il 20 aprile 1918 nel campo di prigionia Mauthausen. 
Nazionalità: italiana; lingua: siciliano della costa meridionale.
Trascrizione: K. v. Ettmayer.

Contenuto:
Cfr. anche Annot. a Pl. 2940.

Prigioniero di guerra italiano lontano da casa da quasi un anno. Sebbene egli abbia vissuto per ragioni di studio a lungo a Girgenti e a Palermo, le particolarità del suo dialetto cittadino emergono chiare. Anche qui si tratta comunque del modo di parlare del ceto borghese che naturalmente non fa troppo uscire in primo piano il tono locale. i e u per lat. tonici ē, ĭ, e ō, ŭ e in posizione finale vengono articolati molto aperti, anche a finale tradisce una leggera tendenza verso ǝ; ḍḍ guadagna in lui una forte tendenza verso ğğ da cui a orecchio spesso si distingue appena. Il suo dialetto di Sciacca si mostra qui come una continuazione diretta del siciliano occidentale estremo dove per il siciliano comune ḍḍ ci viene preferita la grafia ddr . In conformità con quanto rilevato il fonografato dice anche čatene per tratene e aspira r anche davanti a dentale: pòrta, mòrta, surdu . I tratti fonosintattici che dovrebbero caratterizzare il dialetto di Sciacca sono invece poco sviluppati in lui, in quanto cittadino.  

1)    In un paese c’era un barbiere 1)    In einer Ortschaft war ein Barbier
 

2)    ch’avea la sua moglie assai malata

2)    welcher seine Frau sehr krank hatte;
3)    e per farlo  guarire fece voto di far la barba franca per un anno; 3)    und um sie gesunden zu machen, machte er das Gelübde, durch ein Jahr den Bart umsonst zu machen.
4)    fece un manifesto, che appiccava nella su bottega 4)    Er machte einen Anschlag, den er in seinem Geschäft aufh<ä>eng.

5)    dicente : quà si fa la barba franca.

5)    besagend: hier wird der Bart umsonst gemacht.
6)    Un villano, che passava di là 6)    Ein Bauer, der dort vorüber kam
7)    lesse queste parole 7)    las diese Worte
8)    e domandò il barbiere   8)    und frug den Barbier,
9)    che ccosa  volessero dire. 9)    was sie besagen sollten.
10)    Il barbiere ce lo spiegò, e disse  pure 10)    Der Barbier erklärte es ihm und <fügte hin..> \sagte auch/
11)    che era pronto a farci anche a lui la barba franca. 11)    dass er bereit war, auch ihm den Bart umsonst zu machen. 
12)    Ma come gliela fece<?>! 12)    Aber wie machte er ihn ihm!
13)    tagli di quà, tagli di là 13)    Schnitte hier, Schnitte dort!
14)    tanto che il sangue <gli> scolava  dalla faccia del villano in terra. 14)    so viel, bis das Blut vom Gesicht des Bauern zur Erde rann.
2943b
15)    Il villano s’avesse voluto alzare
2943b
15)    Der Bauer wäre gern augestanden
16)    ma il barbiere lo tratenne16)    ma il barbiere lo tratenne 16)    Aber der Barbier hielt ihn zurück
17)    perchè non aveva finito il suo lavoro. 17)    weil er seine Arbeit nicht beendet hatte.
18)    In quel momento sucesse un fracasso in mezza la strada. 18)    In dem Augenblick entstand ein Lärm mitten auf der Strasse.
19)    Un porchetto stava sca\p/pando delle mani del macellajo. 19)    Ein Schwein war im Begriffe den Händen des Metzgers zu entfliehen.
20)    Il barbiere, che voltava le spalle alla porta domandò: 20)    Der Barbier, welcher der Türe den Rücken kehrte, frug:
21)    Ma che c’è? Ma che c’è? 21)    Was gibt’s? was gibt’s?
22)    Il villano allora rispose: 22)    Der Bauer antwortete
23)     È niente. Un porchetto vuol scappare 23)    Es ist nichts. Ein Schwein will so davon machen,
24)    perchè gli vogliono fare la barba franca. 24)    weil sie ihm den Bart umsonst machen wollen.
25)    Acqua e fuoco non si possono resistere. 25)    Wasser und Feuer können sich nicht wider stehen.
26)    Chi camina ritto, campa afflitto. 26)    Wer grade geht, kommt betrübt […] 
27)    Tra amici e parenti non accattare ne vendere niente . 27)    Unter Fremden und Verwandten nie kaufen und nichts verkaufen.
28)    Chi nasce tondo non muore quadrato. 28)    Wer rund geboren wird, stirbt nicht viereckig.
29)    Vale più assai tantino di zucchero che una botte di aceto 29)    Ein Krümchen Zucker ist mehr wert als ein Fass voll Essig.

Aggiunto a matita: 
Pl. 45 contiene 1-24 e racconto ripetuto?
Nota editoriale. La traduzione del testo dialettale ha caratteri di italiano popolare. La registrazione corrispondente è Ph. 2944, alla fine della quale il registrato si nomina Antonio Puleo e dice d’essere nato a Sciacca in Sicilia. I proverbi vengono ripetuti una seconda volta per intero. La voce di Puleo è riconoscibile anche in Ph. 2945, dove si ripete lo stesso testo della novella del barbiere che si sente in Ph. 2944, e dove alla registrazione di Puleo segue quella di Salvatore Martorano, il parlante di Pietraperzia, voce del documento sonoro 2943. Si tratta di una registrazione ex novo che però non si discosta significativamente da quella impressa in 2943.  È interessante la sua variante, dove tra l’altro si spiega perché il villano chiedesse cosa c’era scritto nel cartello (“non sapeva né leggere né scrivere”), mentre Puleo parlava di un villano che legge il cartello e ne rimane sorpreso. 

Per gentile concessione dell'Accademia della Crusca.