Miriam Biella in cammino sulle strade del Vietnam 

Internazionale

Oltre l’Erasmus: destinazione Hanoi

Miriam racconta il Vietnam che l'ha fatta crescere

30 maggio 2023
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di Paola Paccani e Chiara Cesareo
Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale

Una capitale ricca di fascino, che riecheggia di influenze francesi e cinesi. Laghi, parchi, viali ombrosi e più di 600 templi e pagode. Ma anche traffico, abitudini difficile da capire. All’Università di Hanoi, Miriam Biella, studentessa al terzo anno di Sociologia, ha svolto cinque mesi di studio e ricerca da agosto 2022 a gennaio 2023, grazie a un accordo bilaterale con l’Università di Trento. Non proprio il classico Erasmus. A lei il Vietnam è capitato, forse un po’ per caso. E, dopo la fatica iniziale, alla fine l’ha conquistata. Miriam racconta a UniTrentoMag la sua esperienza.

Miriam, perché hai deciso di fare domanda per l'accordo bilaterale col Vietnam?

«Il secondo semestre del secondo anno ero intenzionata a partire per Budapest con il programma Erasmus, ma a causa di problemi burocratici, non è stato possibile. Avevo già lasciato la casa a Trento, insomma, ero pronta per l’esperienza. Ho quindi fatto un viaggio in Spagna e poi ho provato gli accordi bilaterali. In realtà li avevo presi in considerazione già al primo anno, ma mi ero detta “forse andare in Asia è troppo, faccio l’Erasmus che è più tranquillo e poi andrò dall'altra parte del mondo, ma quando sarò più grande”. Ma considerata la mancata partenza per Budapest, ho deciso che ci avrei provato, che mi sarei buttata. Ho quindi fatto domanda per l’accordo bilaterale con Hanoi, ma senza sperarci troppo. Sinceramente non pensavo sarei mai potuta veramente partire, quindi essere accettata mi ha fatto venire un tuffo al cuore, però allo stesso tempo l'entusiasmo era tanto».

Una partenza inaspettata che ti ha portato a scoprire un mondo diverso dal tuo. Come descriveresti questa esperienza?

«Né completamente positiva, né completamente negativa. Soprattutto all'inizio ho passato momenti veramente complicati. L’adattamento al nuovo ambiente non è stato immediato: faceva caldissimo e fisicamente sono stata male all’inizio, anche per il nuovo cibo. Ho avuto parecchie difficoltà anche con l’università, soprattutto problemi di comunicazione e burocratici. Quando sono arrivata le lezioni erano già iniziate. Cominciavano molto presto al mattino e c’era l’obbligo di frequenza. Poi la vita nello studentato, decisamente sovraffollato, non era facile. Vivevo in una zona periferica, a circa 40 minuti di motorino dal centro».

E per quanto riguarda l’insegnamento? Che differenze hai trovato?

«Rispetto ai nostri standard l’insegnamento è molto superficiale e con un livello di approfondimento molto ridotto. Ho comunque seguito corsi su capitale sociale, relazioni internazionali, metodologia della ricerca. E anche politiche comparate, che è stata molto interessante perché ho potuto confrontarmi con un ragazzo iraniano e una ragazza venezuelana rispetto alla situazione nei loro paesi. Un altro aspetto complesso è stato il tipo di partecipazione concessa a noi studenti durante lezioni: interventi critici o fuori dagli schemi non sono infatti particolarmente apprezzati dai professori».

L’impatto con la cultura, la gente del posto?

«Difficile, almeno all’inizio, il rapporto con le persone. Nelle persone che ho incontrato, a nord, ho trovato una generale mancanza di empatia. Per quanto molto riservate le persone, si comportavano allo stesso tempo abbastanza sfacciatamente. Mi facevano foto ripetendomi quanto fossi bella, probabilmente perché colpiti dalla mia carnagione più chiara. 
Poi ho potuto constatare che, nonostante avessimo la stessa età, il livello di maturità fra me e i miei compagni di corso vietnamiti era molto diverso. MI sono sembrati ancora molto infantili per l’età e legati a una totale obbedienza nei confronti della loro famiglia. Dalle loro parti infatti il passo verso il mondo adulto si compie solo con il matrimonio.
Con il passare del tempo ho iniziato ad apprezzare molto il Vietnam. È un paese incredibile. E anche Hanoi, una città bellissima. Durante un corso universitario sono stata selezionata, insieme ad altre quattro ragazze, per andare a fare ricerca sul campo nel Nord del Vietnam. Si trattava di un progetto riguardante le donne nelle minoranze etniche, i loro mezzi di sostentamento e l’influenza del Covid sulle comunità di appartenenza. Eravamo in un piccolo paesino in cui non avevano mai visto un turista ed in cui vivono agricoltori e vi è molta povertà; le persone erano molto incuriosite da noi, specialmente da me in quanto occidentale. Ci invitavano a casa loro a pranzo, a provare la loro grappa o il loro tabacco. Questa esperienza di condivisione è stata una delle più belle in assoluto che ho vissuto in loco. Una mia compagna di gruppo mi ha addirittura invitata alla commemorazione per il funerale del nonno e quindi ho avuto anche l’occasione di partecipare a una cerimonia tipica. E la professoressa referente del progetto mi ha poi invitata al suo matrimonio insieme alle altre compagne e siamo state onorate del titolo di damigelle d’onore.
A partire da quel momento ho preso confidenza con le strade di Hanoi, ho iniziato a fare yoga, ad andare in palestra e fortunatamente le temperature sono leggermente calate e finalmente si respirava. Le lezioni nel frattempo erano finite e quindi avevo tutto il tempo per vivere appieno la città. Andavo in centro a bere il caffè o il tè, a studiare e trascorrere il tempo con i miei amici. Conclusi gli esami, sono partita da sola per un mese: ho visitato il sud del Vietnam, sono andata in Cambogia e nelle Filippine. Ecco, quando ho iniziato a viaggiare è cambiata totalmente la mia concezione del paese: le giornate erano tutte ricchissime e ho iniziato ad amare questa esperienza con tutto il cuore».

Hai qualche consiglio per chi vuole andare in Vietnam a studiare?

«Sicuramente informarsi il più possibile sul paese in cui si sta andando, anche con riferimento alle leggi in vigore e sul tipo di vaccini da fare. Ho trovato molto utile il sito della Farnesina per informarmi. Per Hanoi in particolare, consiglio di prendere un appartamento e di non stare in dormitorio, perché costa meno e si hanno più servizi in generale. Consiglio anche di prendere un motorino, anche se all’inizio bisogna stare molto attenti e abituarsi al traffico vietnamita.
Utile e molto conveniente scaricare l’app Grab per taxi e altro. Oltre a questo, meglio non bere acqua se non in bottiglia, non mangiare ghiaccio, non mangiare verdura e in generale cose crude. E soprattutto, non lasciarsi scoraggiare all’inizio, perché è normale avere bisogno di tempo per adattarsi a un paese così diverso dal nostro».

Cosa ti rimane di questa esperienza di Erasmus, ora che sei rientrata?

«Questo viaggio mi ha fatto crescere molto interiormente. È stata un’esperienza non totalmente positiva per tanti aspetti, ma sicuramente altamente formativa. Quando sono tornata mi sentivo molto più indipendente, molto più forte, e soprattutto grata delle cose che ho, banalmente, bere l’acqua dal rubinetto».