Peter Bruegel il Vecchio, La Torre di Babele. Wikimedia Commons

Internazionale

Tradurre la narrativa

Una Summer school sulla traduzione letteraria dalla lingua inglese, francese, tedesca, spagnola e svedese

23 luglio 2020
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Paolo Tamassia
di Paolo Tamassia
Professore associato presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

All’inizio c’è il mito di Babele: da cui ha origine la molteplicità delle lingue che produce una lacerazione tra popoli e individui. La traduzione nasce allora dalla volontà di ricomporre questa frattura e riconquistare la possibilità di una reciproca comprensione.

Tradurre significa però non solo trasporre testi stranieri nella propria lingua, ma anche restituire le realtà e le culture differenti che hanno prodotto quei testi. Si tratta del confronto tra lingue e culture che solo in apparenza sono incomunicabili e inconciliabili e in questo senso il traduttore funge da mediatore, da ponte, per far transitare il lettore da una sponda all’altra. Con una felice espressione, Susan Sontag ha affermato in Tradurre letteratura che «La traduzione è il sistema circolatorio delle letterature del mondo». 

Per assolvere a questa sua funzione il traduttore deve giungere ad un altro grado di ‘consapevolezza’ riguardo all’alterità che affronta: deve essere il più possibile ‘in ascolto’ e cercare di conoscere il più possibile il contesto in cui il testo è stato creato per restituirne tutta la sua densità. Se in traduzione non esiste una soluzione perfetta, ci sono però vari atteggiamenti nei confronti delle diverse specificità delle lingue e culture con cui ci si confronta, che possono essere ricondotti a due tendenze fondamentali: c’è chi mira ad addomesticare la lingua di partenza per ricondurla alla propria, e chi invece tende per quanto possibile a mantenere il suo grado di estraneità. 

Cifra fondamentale dei docenti (cinque tra i più noti traduttori letterari italiani) che hanno tenuto corsi e laboratori della Summer school «Tradurre la narrativa» (che ha riscosso grande successo, con 87 partecipanti selezionati tra più di 100 candidati) è stata proprio una profonda attenzione per l’alterità del testo originale e della cultura che sta alla sua base, contro ogni suo possibile addomesticamento. In questo senso sono state considerate anche le problematiche che sorgono nella traduzione delle letterature postcoloniali, come ad esempio quelle francofone o quelle relative alle lingue di contatto (quali il pidgin della Nigeria o i vari creoli).

Si tratta spesso di testi complessi e lontani dall’orizzonte d’attesa di molti lettori italiani. In questi casi il rischio è proprio quello di ignorare le deformazioni linguistiche di questi testi normalizzandoli in una lingua standard o artificiale. Lo stesso vale per i dialetti che non vanno livellati su un italiano standard ma resi nel loro spessore: in questo caso la difficoltà non è solo di dover scegliere tra le varietà linguistiche italiane ma soprattutto di comprendere la funzione del dialetto, che è sempre portatore di connotazioni socioculturali, nel testo di origine. 

La Summer school si è svolta lungo due assi che si sono spesso intersecati: da una parte, nei corsi, sono stati illustrati le principali questioni teoriche e tendenze della traduttologia; dall’altra, nei laboratori, sono state analizzate e discusse le traduzioni di testi, segnalati dai docenti, che i partecipanti avevano tradotto in anticipo. Questa scansione non è stata casuale, ma fondata sulla convinzione che nella traduzione letteraria i due piani – quello teorico (traduttologico) e quello pratico – non possono essere in rapporto di esclusione, se non si vuole correre il rischio di ragionamenti troppo astratti o di traduzioni poco consapevoli.
 
Per gli aspiranti traduttori letterari sono state infine trattate tutte le questioni professionali e quindi i rapporti con l’editoria: dall’elaborazione di una proposta editoriale all’illustrazione degli attori della filiera del libro, come l’agente letterario, l’editore, il revisore. 

La Summer school di traduzione letteraria “Tradurre la narrativa” è un’iniziativa organizzata nell’ambito del Seminario di traduzione letteraria (LETRA), afferente al Laboratorio Letterario (LaborLET) del Centro di Alti Studi Umanistici (CeASUm) del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
I corsi e i laboratori di traduzione letteraria per la narrativa moderna e contemporanea si sono svolti in telepresenza dal 15 al 19 giugno 2020, a cura dei traduttori letterari Ilide Carmignani (letteratura spagnola), Franca Cavagnoli (letteratura inglese), Fulvio Ferrari (letteratura svedese), Enrico Ganni (letteratura tedesca) e Yasmina Melaouah (letteratura francese).
Responsabile scientifico Summer school: Paolo Tamassia.
La Summer School è dedicata, in memoriam, a Enrico Ganni, che ci ha lasciati troppo presto.