Eleonora De Pace

Internazionale

DALLA POLONIA ALL’ARGENTINA: IL VIAGGIO CHE TI CAMBIA

Il racconto di due esperienze internazionali durante il percorso di studi

28 novembre 2018
Versione stampabile
di Eleonora De Pace
Laureanda della Facoltà di Giurisprudenza, collabora con il Servizio Orientamento dell’Università di Trento.

La scelta del percorso universitario non è stata facile. Sono sempre stata appassionata a tante materie, e infine ho optato per quello che pensavo si addicesse di più alla mia personalità: giurisprudenza. Avendo studiato al liceo linguistico ho deciso di cercare un ateneo in cui venisse dato grande peso all’internazionalizzazione in modo da poter sfruttare le mie competenze linguistiche. Ho dunque deciso di studiare a Trento. I primi anni, sommersa dalle novità, sono volati senza che me ne accorgessi e alla fine del terzo anno non avevo ancora messo piede fuori da Trento.

Un po’ impaurita, il quarto anno sono partita per Varsavia con il programma Erasmus+.   Per sei mesi ho frequentato corsi e sostenuto esami (ovviamente in lingua inglese) presso la University of Warsaw. Ricordo l’emozione del primo giorno nell’aula magna dell’università insieme ad altri 600 studenti provenienti da tutto il mondo. Confesso che all’inizio mi sono sentita spaesata e ci ho messo un po’ ad abituarmi alle tante novità. Oltre alla scarsa dimestichezza con l’inglese giuridico, mi sono confrontata con un metodo di studio completamente diverso da quello italiano: le lezioni frontali in grandi aule con un centinaio di studenti sono molto rare; all'estero i corsi si tengono in classi piccole di una trentina di persone in cui si discute guidati dal docente. In questo contesto la timidezza va messa da parte: se si vuole superare l’esame durante le lezioni è necessario intervenire sempre, presentando e argomentando la propria opinione. Questo mi ha sicuramente aiutato a sviluppare una capacità di pensiero critico che prima faticavo ad esercitare.

La prima vera sfida però non è stata tanto la vita universitaria, quanto la vita di tutti i giorni: pagare una bolletta comunicando a gesti con l’impiegato polacco o acquistare i prodotti giusti al supermercato non è una cosa automatica (ebbene sì, la prima settimana ho utilizzato l’acetone per le unghie come acqua ossigenata). Ma è proprio questo il bello! Riuscire dopo qualche settimana a ordinare la spesa al fruttivendolo con le 4 parole imparate è davvero una soddisfazione.La cosa migliore dell’Erasmus+ è che si stringono amicizie con persone provenienti da tutto il mondo e si impara a confrontarsi e a capire punti di vista diversi da quelli a cui si è abituati, essendo naturalmente influenzati dalla propria cultura.

Una volta rientrata in Italia la nostalgia dell’atmosfera tipica delle esperienze all'estero non ha tardato ad arrivare. La spinta decisiva che mi ha convinto a partire di nuovo mi è stata data durante lo “Jus Day”, il career day organizzato dall’Associazione Alumni in collaborazione con l'Ufficio Job Guidance dell’Ateneo per consentire agli studenti di conoscere alcuni studi professionali ed altre realtà lavorative. In questa occasione tutti i professionisti con cui ho parlato sono rimasti colpiti dal fatto che avessi svolto un periodo di studi all’estero, ma hanno anche precisato che un’altra esperienza di mobilità avrebbe arricchito e reso più interessante il mio curriculum. 

Pochi giorni dopo ho inviato la domanda di candidatura al bando MAECI CRUI. Questo bando offre la possibilità di svolgere un tirocinio presso una delle sedi di Rappresentanze diplomatiche e Uffici consolari del Ministero degli Affari Esteri. Il mio obiettivo era quello di capire cosa significasse in concreto lavorare all'interno di un consolato; la scelta migliore mi è sembrata quindi il Consolato Generale a Buenos Aires, l’ufficio consolare italiano più grande nel mondo.

Non ero mai stata fuori dall’Europa e non vedevo l’ora di partire. Se durante l’Erasmus ero stata accompagnata in tutto e per tutto dall’Università e l’ambiente trovato era quello di ragazzi in una situazione analoga alla mia, questa volta è stato tutto un po’ più complicato. Non avevo nessuno con cui confrontarmi, né per le varie pratiche burocratiche, né per la ricerca di una casa, né per tutto il resto. Ma questo faceva parte della sfida.  Ambientarsi non è stato difficile, Buenos Aires è splendida e piena di vita e gli argentini sono davvero molto accoglienti e ospitali. Nei tre mesi di tirocinio ho avuto la possibilità di conoscere da vicino tutte le funzioni consolari e ho potuto analizzare nel concreto problemi e questioni relative a temi che in precedenza avevo incontrato solo sui libri e immergermi a pieno ritmo nell'esperienza lavorativa. 

Mi sono innamorata del popolo e della cultura argentina e un pezzo del mio cuore è rimasto lì. Ripenso a questi ultimi due anni e provo infinita nostalgia di quei luoghi, degli amici incontrati, delle esperienze vissute. Queste esperienze, oltre a rappresentare un valore aggiunto per la mia carriera accademica, mi hanno portato a una reale crescita personale. È difficile spiegare cosa significhi sentirsi cittadini del mondo, ed è solo con l'esperienza in prima persona che si può capire. È dunque superfluo dire che consiglio a tutti di preparare la valigia e partire!