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Orientamento

The skill factor

Su quali competenze investire e come creare capitale sociale per entrare nel mondo del lavoro

21 novembre 2023
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di Clarissa D'Alberto
Ufficio Job Guidance

Quando si parla di lavoro si pensa, innanzitutto, a cosa si produce. Il fattore fondamentale rimangono le competenze tecniche, il saper fare. Eppure queste capacità sono spesso possedute da molte persone, tutte quelle, ad esempio, che hanno seguito lo stesso percorso di studi. Gli elevati tassi di disoccupazione di giovani brillanti dimostrano infatti che sapere “come fare” una cosa non è purtroppo sufficiente per ottenere un posto di lavoro.
Cosa può quindi fare la differenza? Lo abbiamo chiesto ad Enzo Bonato, amministratore delegato di Anicrin, e a Sebastiano Zanolli, manager e formatore, entrambi tra gli speaker il prossimo 29 novembre dell’Industrial Engineering Day 2023.

«Sono convinto – comincia Bonato – che a fare la differenza, nel mondo del lavoro, sia come si produce. Essenziale è l’insieme delle attitudini, delle capacità e dei modi di essere che, indipendentemente da cosa stiamo facendo, rimangono punti costanti. Sono le cosiddette competenze trasversali. A fare la differenza è la propria unicità e la sfida a cui siamo chiamati è di tipo maieutico: tirare fuori il meglio da noi stessi e dagli altri».

Su quali competenze trasversali uno studente o una studentessa dovrebbe investire?

«Ne possiamo individuare tre», risponde Bonato. «La prima è il fare squadra. A volte capita che le persone pensino di riuscire a realizzare un progetto semplicemente perché hanno i titoli o il ruolo per poterlo fare. I progetti non sono però mai lineari e presentano mille ostacoli, questi possono essere superati solo con il team working. Non è l’autorità ma l’autorevolezza che si conquista giorno dopo giorno coltivando le relazioni a essere l’elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto. Molti giovani cercano lavoro in grandi aziende, occorre però tenere in considerazione che sono le piccole e medie imprese il cuore del tessuto produttivo del nostro paese. Sono convinto che anche nelle Pmi si possa crescere professionalmente e umanamente perché è proprio in realtà come queste che si riesce a farsi voler bene».

La seconda è l’empatia: «Fattore generativo di cose positive. Il Ceo di Microsoft ha affermato che è la competenza più importante tra le soft skills. “Sentire dentro” le emozioni e gli stati d’animo del prossimo è la base per una buona comunicazione e per poter raggiungere risultati importanti. L’empatia non è importante solo nei confronti dei colleghi ma anche verso i clienti che comprendono che stiamo lavorando per cercare una soluzione ai loro problemi».

«La terza, non meno importante – conclude Bonato – è lo "stay hungry", l’essere affamati. Si fanno grandi cose se si lavora con le persone giuste, lo vediamo subito dal luccichio dei loro occhi.
Avere fame significa avere voglia di imparare e avere voglia di lavorare. Non tutti possono essere eccellenti nel proprio percorso accademico ma fare delle attività con entusiasmo è sempre un valore aggiunto. L’energia che mettiamo in circolo viene fatta propria anche dalle persone che ci circondano e ci torna poi indietro quando siamo poi noi ad averne bisogno. Si mette in circolo anche la bellezza. Nella mia azienda si mette in circolo bellezza prendendoci cura di chi collabora con noi, creando comunità, proponendo momenti di convivialità che possano renderci tutti uguali o addirittura ribaltare il nostro ruolo, prestando attenzione ai bisogni sociali del nostro territorio e realizzando dei sogni».

Come mai emerge sempre di più come centrale, nel mondo del lavoro, il ruolo delle persone?

«Il lavoro, tradotto in pratica – ci dice Zanolli – è semplificare la vita e risolvere problemi agli altri. Ci sono due possibili vie per riuscire a farlo. La prima è possedere le competenze tecniche: se ad esempio bisogna estrarre un dente, occorre qualcuno che sia capace di estrarre un dente. La seconda è conoscere qualcuno che sia in grado di risolvere quel determinato problema: se ad esempio bisogna estrarre un dente, possiamo comunque aggiungere valore mettendo a disposizione il contatto di chi è in grado di farlo. Non si tratta di due strade antitetiche ma perfettamente compatibili: il capitale sociale assume quindi la stessa rilevanza del capitale tecnico».

Come si crea il capitale sociale?

Risponde ancora Zanolli: «Il capitale sociale può nascere in modo organico, spontaneo e sulla base di incontri casuali. Oppure essere frutto di intenzionalità, quando si ritiene che le relazioni portino valore aggiunto in un’ottica di reciprocità e si agisce strategicamente in quest’ottica.
Occorre però cercare una modalità etica di costruire relazioni: il primo a fare del bene mette in circolo una ricchezza che, in un sistema chiuso di circolarità, porterà alla lunga anche il suo bene. Partiamo dalla convinzione che agire in modo virtuoso spingerà anche gli altri a comportarsi ugualmente. Si tratta di un atto di fede basato sulla speranza che agire per il bene del prossimo sia un investimento che in un’ottica di costi-benefici alla lunga si rivelerà generativo: spesso gesti che ci costano molto poco possono mettere in circo molta felicità per chi li riceve.
Saper creare capitale sociale non va spiegato, non è difficile da comprendere, ma va incarnato e praticato consapevolmente nella quotidianità».  

Il 2023 è stato eletto dalla Commissione Europea come “L’Anno europeo delle competenze” al fine di spingere la competitività, la partecipazione e il talento, e dare nuovo slancio all'apprendimento permanente. Il 29 novembre il filo conduttore di questa edizione dell'Industrial Engineering Day (IED) saranno proprio le competenze, come rimarca il sottotitolo "The skill factor". L'intento della giornata organizzata dal Dipartimento di Ingegneria Industriale è quello di far scoprire a studenti e studentesse, attraverso il dialogo con aziende ed esperti, come si può fare la differenza nel lavoro mettendo al centro elementi chiave come le relazioni e le competenze trasversali.