La pergamena che cita la miniera d'oro alle pendici del monte Peller ©Archivio di Stato di Trento, Archivio Principesco Vescovile, Sezione latina, capsa 58, n. 1

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Fake news che vengono da lontano

Il mercato delle notizie nella Venezia del Cinquecento e il caso medioevale della falsa miniera d’oro della Val di Non

30 ottobre 2023
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di Johnny Gretter
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

Un piano del Ku Klux Klan per uccidere Barack Obama coi raggi-X, un progetto di legge del governo islandese che vieta la pornografia su internet, un attacco della marina turca contro una nave italiana: queste sono solo tre delle fake news circolate sulla stampa italiana nel 2013. Dieci anni dopo, i timori sul futuro dell’informazione non sono diminuiti: l’intelligenza artificiale ora è in grado di generare da zero immagini realistiche, di imitare qualsiasi voce e persino di ricreare i movimenti di qualsiasi volto. Ma le notizie false non sono una novità: nella prima età moderna, la stampa fa circolare a Venezia notizie sensazionali o inventate mentre nel Medioevo si diffonde in Trentino una falsa credenza su una miniera d’oro a Tassullo. Alcuni ricercatori e ricercatrici di UniTrento hanno studiato proprio questi due casi, mettendo insieme storia, archeologia, informazione e comunicazione.   

Alla circolazione delle notizie nel Cinquecento è dedicato Il mercato dell'informazione. Notizie vere, false e sensazionali nella Venezia del Cinquecento (Marsilio, 2022), saggio scritto da Rosa Salzberg, professoressa di Storia moderna del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e da Massimo Rospocher, direttore dell’Istituto storico italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler. «Negli ultimi anni, l’interesse verso la storia dell’informazione è aumentato per via di una retorica pervasiva che ci ha convinto di vivere nell’unica età dell’informazione», spiega Rospocher. «In realtà, già la prima età moderna è stata un periodo in cui è esplosa la richiesta e la disponibilità di notizie e informazioni, per via dell’aumento delle connessioni globali».

Un centro fondamentale per la diffusione delle notizie in età moderna è stata Venezia, che nel volume viene presa come caso di studio. «A Venezia, la stampa fu introdotta molto presto, già attorno al 1470, e fiorì rapidamente», aggiunge Salzberg. «Per tutto il secolo successivo ospita una delle maggiori industrie editoriali d’Europa, diventando una sorta di "mercato delle notizie". La città, all’epoca, era un centro nevralgico della politica internazionale, dove circolavano notizie locali e globali: ad esempio, era lì che venivano diffuse molte notizie sulla scoperta delle Americhe».

Per le piazze della città, le notizie circolavano anche stampate su fascicoletti o su fogli volanti, di cui ora sopravvivono pochissime copie. Alcune di esse erano false, come la notizia di un'orazione fatta dall’ambasciatore veneziano all’Imperatore Massimiliano I per annunciare la sottomissione di Venezia dopo la sconfitta di Agnadello nel 1509. In altre stampe, invece, prevale il sensazionalismo, con titoli evocativi e storie esagerate o del tutto inventate. «Sono notizie che fanno spesso appello alle emozioni dei lettori, come la paura, la pietà o l’esaltazione», conclude Salzberg. «Ad esempio, la notizia di un’alluvione avvenuta a Cesena nel 1525 faceva leva sulle paure della popolazione. In questo caso, la notizia reale di una catastrofe naturale e intrattenimento si mescolano: la notizia è scritta in ottava rima, un metro usato dai cantastorie per le loro recite nelle piazze».

Spostandoci in un luogo e in un’epoca differenti, troviamo notizia di una leggendaria miniera d’oro sul Monte Peller in Val di Non. Della questione si sono occupati Diego E. Angelucci ed Emanuele Curzel, docenti rispettivamente di Metodologie della ricerca archeologica e Storia del cristianesimo e delle chiese al Dipartimento di Lettere e Filosofia, in un articolo pubblicato sulla rivista «Studi Trentini», intitolato “E scorgesi chiaramente che molto vi si lavorò”. Le leggendarie miniere d’oro del Monte Peller e le vere cave del Rosso Ammonitico Veronese. Con loro, anche Enrico Croce, dottore di ricerca presso il Dipartimento, e Marco Stenico, archivista.

La leggenda della miniera del Monte Peller ha le sue remote origini nel 1181. La sua esistenza viene menzionata per la prima volta in un documento che in quell’anno attesta una cospicua vendita fatta dai conti di Appiano alla Chiesa trentina. Lì, tra le altre cose, è citata una vena d’oro localizzata nelle vicinanze della malga di Tassullo che doveva ancora essere scavata.

La miniera non viene ricordata in nessun’altra fonte storica fino al 1830, quando l’erudito don Giuseppe Pinamonti propone una localizzazione più precisa della miniera, ai piedi del Monte Peller, in una località chiamata Minerf, toponimo che si suppone derivato dalla parola “miniera”. Nel 1888, invece, l’ingegnere minerario Max Isser von Gaudententhurm, compila una rassegna delle risorse minerarie tirolesi in cui cita le miniere d’oro di Campotassullo, secondo lui ampiamente sfruttate in epoca medievale. Queste testimonianze vengono riprese nei decenni successivi fino ad arrivare ad alcuni recenti studi minerari che hanno enfatizzato la notizia.

La realtà, tuttavia, è ben diversa. Gli autori dell’articolo, innanzitutto, hanno escluso che il toponimo Minerf derivi da “miniera”, vista la netta differenza a livello fonetico. Inoltre, si sono recati in prima persona sul luogo descritto da Pinamonti, nei pressi di Malga Tassulla, per capire come l’area venisse sfruttata in passato e se sia stata usata per scopi minerari.

Dal sopralluogo, è emerso che lì si estraeva il calcare del Rosso Ammonitico Veronese, pietra utilizzata per pavimentazioni e costruzioni: nessuna evidenza fa pensare a una vena d’oro e la sua presenza può essere ragionevolmente esclusa in base al contesto geologico. «L’oro non c’è, e probabilmente non ci fu mai: né esistono leggende dedicate a ricerche e ritrovamenti riferite a questa località», concludono gli autori. «Si può però ben dire che sul fondo di verità costituito dal documento di vendita del 1181 si siano poi deposti e stratificati, negli ultimi due secoli, un insieme di ipotesi e asserzioni che rendono la miniera di Tassullo davvero 'leggendaria'».