Sculture lignee policrome in restauro presso i laboratori dell’Accademia dell’Aquila

Ricerca

Ai tarli piace l'arte

Rachele Nieri del C3A studia come proteggere le opere lignee da questi piccoli coleotteri

22 novembre 2023
Versione stampabile
Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni Istituzionali

Chi si occupa di beni culturali lo sa: le opere d’arte lignee sono un piatto davvero prelibato per i tarli. Che si tratti di una tavola dipinta o di una scultura, di un soffitto intagliato o di un altare monumentale, questi piccoli e voraci animaletti non resistono alla tentazione di rosicchiare le succulente fibre del legno. Provocando spesso danni irreparabili e mettendo in pericolo l’integrità stessa delle opere. Per questo la lotta agli insetti xilofagi – ovvero quelli specializzati nel nutrirsi di legno – è sempre stata una priorità per musei, soprintendenze e, più in generale, per tutti i soggetti, privati e pubblici, che custodiscono una parte importante del nostro patrimonio storico-artistico. Una nuova arma per la lotta ai tarli del legno potrebbe venire dagli studi in biotremologia della dott.ssa Rachele Nieri, entomologa e ricercatrice del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente - C3A.

Dott.ssa Nieri, prima di tutto: cos’è la biotremologia?

La biotremologia è la scienza che studia il modo in cui gli animali comunicano tra loro utilizzando le vibrazioni meccaniche ed è stata riconosciuta come disciplina autonoma nel 2016. Alcune specie animali, anziché usare i suoni o gli odori per ‘dialogare’ tra loro, si affidano alla comunicazione vibrazionale, che è impercettibile agli uomini. Così fanno gli insetti, ad esempio, ma anche le rane, le talpe, i crostacei, gli scorpioni o gli elefanti. Questi ultimi, oltre a comunicare tramite barriti e vocalizzazioni, sono in grado di inviare e captare messaggi a lunga distanza attraverso le vibrazioni del suolo.

Quali sono i possibili campi di applicazione della biotremologia?

Le possibili applicazioni sono diverse, ma la più interessante riguarda lo sviluppo di tecniche per il controllo degli insetti dannosi in agricoltura. Il principio è semplice: sappiamo che gli insetti utilizzano la comunicazione vibrazionale per attirare un partner con cui accoppiarsi e, quindi, riprodursi. Conoscendo i ‘richiami’ utilizzati dalle varie specie è possibile, tramite emettitori di vibrazioni a frequenze specifiche, interrompere la comunicazione sessuale fra gli insetti dannosi, che così non si cercano e non si accoppiano. Grazie all’uso delle microvibrazioni di interferenza sessuale è possibile ridurre la dipendenza dai pesticidi chimici. E la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e il Centro Agricoltura Alimenti e Ambiente dell’Università degli studi di Trento sono all’avanguardia nello sviluppo di tecniche di controllo biologico degli insetti.

Passiamo al campo dei beni culturali. Come è maturata l’idea di applicare le ricerche in biotremologia alle sculture lignee?

La decisione di applicare la biotremologia all’ambito della conservazione dei beni culturali viene da lontano, dalla mia infanzia. I miei genitori sono restauratori ed ho passato anni nel laboratorio di famiglia, a contatto con sculture lignee di ogni epoca. Conosco bene, quindi, le problematiche collegate alla fase di disinfestazione dai tarli, che è un’operazione fondamentale nel restauro. E mi sono resa conto, soprattutto, di quanto siano ancora rudimentali le soluzioni utilizzate per debellare e controllare l’infestazione causata da questi insetti. Si usano di solito prodotti insetticidi liquidi a base di permetrina; oppure si applica il procedimento dell’anossia (o metodo anossico), che consiste nell’eliminare gli insetti privandoli dell’ossigeno. In entrambi i casi ci sono degli svantaggi: la permetrina è efficace solo se tutto il legno ne viene imbevuto, uccidendo così le larve. È, inoltre, un procedimento di elevata tossicità per gli operatori. Il metodo anossico, invece, è lungo e costoso e non dà protezione una volta effettuato.

Conosciamo meglio i tarli. Perché sono così dannosi?

I tarli sono coleotteri che si nutrono delle fibre del legno. Questi insetti, quando sono giovani, cioè larve, praticano delle gallerie nel legno e tornano in vicinanza della superficie al momento di trasformarsi in pupa, per dare origine all’insetto adulto. Le femmine, dopo l’accoppiamento, depositano le uova nelle fessure lignee, dando così vita ad una nuova generazione di voracissime larve. L’insediamento e lo sviluppo dei tarli sono fortemente influenzati dalle condizioni ambientali, come l’umidità e la temperatura. E dobbiamo ricordare che buona parte del patrimonio ligneo è custodito in ambienti con parametri micro-climatici non certo ideali ai fini conservativi.

Qual è l’obiettivo del progetto “BIOTRAC”?

Con il progetto “BIOTRAC - Applied Biotremology for Art and Conservation”, finanziato dall'Università di Trento, ho cercato di adattare le tecniche utilizzate in biotremologia alle esigenze dei conservatori. L’obiettivo è quello di individuare la presenza di tarli nelle opere e di valutarne l’attività, sia in fase diagnostica, sia al termine di un trattamento anti-tarlo, al fine di verificare l’efficacia dell’intervento. Il lavoro, che è ancora nella sua fase sperimentale, prevede di utilizzare accelerometri e laser vibrometri per rilevare le microvibrazioni prodotte dai tarli mentre rosicchiano con le loro potenti mandibole le fibre del legno. Questa vibrazione, nella maggior parte dei casi, non è udibile dall’orecchio umano. Solo l’azione delle larve dei tarli Cerambicidi si trasforma in suono, perché sono insetti di grandi dimensioni.

Dove ha condotto le prime misurazioni?

Al momento ho effettuato le prime misure sperimentali su due importanti opere lignee policrome in restauro presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. La prima è la statua di “San Clemente” (XIII secolo) proveniente dall’Abbazia di San Clemente al Vomano, presso Notaresco; la seconda opera è un “Cristo Crocifisso” (XVI-XVII secolo) proveniente dal Santuario di S. Maria delle Grazie a Varoni, frazione di Amatrice. Il lavoro da fare è ancora molto e sarebbe bello poter effettuare test e misurazioni anche in Trentino, una provincia che possiede un ricchissimo patrimonio di scultura lignea policroma.