La copia in Poliammide del campanello Roccabruna ©Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento - Ph. Daniele Mosna

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Nuova vita per il campanello Roccabruna del 1554

Il Laboratorio Bagolini ha realizzato il modello digitale per la stampa 3D di due copie in nylon dell’opera d’arte bronzea

17 gennaio 2024
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di Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni istituzionali

Lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie di modellazione tridimensionale e di stampa 3D hanno introdotto molte novità nel campo dello studio, della conservazione e della valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico. Lo sa bene il Labaaf - Laboratorio Bagolini Archeologia, Archeometria, Fotografia del Dipartimento di Lettere e Filosofia, che da anni lavora in questo settore e che è stato coinvolto in un curioso progetto della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento. Un esempio di come arte e tecnologia possano intrecciarsi e muoversi nella stessa direzione, creando così nuove opportunità e nuovi strumenti per chi lavora nel settore dei beni culturali.

Il progetto ruota attorno alla figura del canonico Girolamo Roccabruna (1525-1599), personaggio di spicco nella Trento del XVI secolo e committente dell’omonimo palazzo nel quale hanno sede le attività di promozione territoriale della Camera di Commercio e l'Enoteca provinciale del Trentino. Dopo un vasto intervento di restauro del palazzo, la Camera di Commercio ha deciso di collocare al piano nobile dell’edificio le copie di due opere d’arte un tempo appartenute a Girolamo Roccabruna. La prima è un dipinto di Giovanni Battista Moroni raffigurante San Girolamo penitente, un olio su tela di cui si sono perse le tracce nel 1925, documentato però da una fotografia di inizio Novecento.

La seconda è un campanello da tavolo bronzeo datato 1554, oggi conservato al Castello del Buonconsiglio e attribuito agli scultori Vincenzo e Gian Gerolamo Grandi. Ed è qui che entrano in gioco le competenze del Labaaf, al quale è stato chiesto di realizzare il modello digitale del campanello per la stampa 3D di una copia a grandezza naturale dell’opera. Annaluisa Pedrotti, professoressa responsabile del Laboratorio, è intervenuta alla conferenza stampa di presentazione del progetto, tenutasi a Palazzo Roccabruna lo scorso 10 gennaio. «Il progetto dedicato al campanello Roccabruna – ha spiegato Pedrotti – è stata l’occasione per promuovere presso un pubblico più ampio le attività del LaBAAF, che collabora da anni con altre istituzioni culturali e di ricerca del Trentino. Grazie al finanziamento ricevuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca come Dipartimento di eccellenza, il Laboratorio si è recentemente dotato di una nuova e più avanzata strumentazione. Questo ci permette sia di rispondere agli stimoli provenienti dal territorio, sia di offrire agli studenti nuove prospettive didattiche al passo con i tempi».

La modellazione 3D del campanello è stata affidata a Paolo Chistè, responsabile del Laboratorio di Tecniche fotografiche avanzate (Tefalab), un’unità integrata all’interno del Labaaf. Chistè, sempre nel corso della conferenza stampa, ha illustrato le diverse fasi del metodo utilizzato per l’acquisizione dei dati 3D dell’opera: «Per realizzare il modello 3D digitale del campanello ho scattato un totale di 704 fotografie da differenti angoli di visione. La principale sfida è stata quella di eliminare i riflessi luminosi presenti sulla superficie metallica lucida dell’oggetto e per farlo ho utilizzato la tecnica della fotogrammetria a polarizzazione incrociata. Il set di immagini digitali bidimensionali è stato poi elaborato da un software di fotogrammetria automatica, che ha prodotto il modello 3D digitale».

La stampa in 3D del manufatto è stata eseguita da ProM Facility di Trentino Sviluppo, un laboratorio aperto di prototipazione meccatronica rivolto a ricercatori, start-up e aziende di cui è partner anche l'Università di Trento. Partendo dalla polvere di Poliammide 12 (più noto come nylon), la ProM Facility ha realizzato due copie del campanello: la prima, decorata a mano per riprodurre la superfice metallica, è ora esposta nella cappella gentilizia di Palazzo Roccabruna; la seconda è stata donata al Castello del Buonconsiglio, dove verrà utilizzata come strumento per favorire l’accessibilità di persone cieche al patrimonio culturale. Entrambe le copie hanno una fedeltà all’originale pari al decimo di millimetro e misurano 15,5 cm in altezza per un diametro massimo di 10 cm.

Rispetto al 'vero' campanello, però, i due esemplari in poliammide non suonano e questo li priva di una funzione considerata fondamentale all’epoca di Girolamo Roccabruna: tintinnare per richiamare la servitù, oppure per dare avvio e terminare riunioni. I campanelli da tavolo erano oggetti carichi di allusioni, simboli del potere e del rango di chi li possedeva. Richiesti da nobili famiglie e alti prelati, i campanelli facevano parte delle creazioni principali dei bronzisti del Rinascimento, che talvolta li realizzavano a livello quasi seriale, variando di poco la decorazione e inserendo i riferimenti araldici e simbolici del committente. Molti sono i dipinti che raffigurano eminenti personaggi con il proprio campanello, basti pensare al ritratto di papa Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi di Raffaello (1517-1518) oppure a quello del principe vescovo Bernardo Cles realizzato da Bartholomäus Bruyn dopo il 1530. Il campanello di Girolamo Roccabruna reca lo stemma di famiglia – la rocca merlata alla ghibellina – e il motto del suo proprietario “nec sorte movebor”, ovvero “neppure la sorte riuscirà a distogliermi”. La frase potrebbe essere interpretata sia nella sua valenza religiosa – le avversità non mi potranno mai allontanare da Dio – sia in un’accezione più vicina al contemporaneo dibattito sul rapporto tra la forza del destino e il libero arbitrio. Un dibattito molto sentito dagli uomini del Rinascimento e da chi, come il Roccabruna, visse da vicino il clima culturale e religioso della città di Tento durante il Concilio (1545-1563).