Roberta Carraro, studentessa di archeologia a UniTrento e palleggiatrice dell'Imoco Volley Conegliano

Sport

Scavare e palleggiare. La doppia vita di Roberta

Roberta Carraro studia archeologia a Trento e gioca nell'Imoco Volley Conegliano

11 luglio 2023
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di Lorenzo Perin
Studente collaboratore Ufficio stampa e relazioni esterne

Roberta Carraro gioca come palleggiatrice nel Prosecco Doc Imoco Conegliano, campione d’Italia nella serie A1 di volley femminile. Fra un’alzata e una schiacciata, ha trovato il tempo di iscriversi alla carriera in archeologia della laurea in Beni culturali dell’Università di Trento.

Come nasce la passione per la pallavolo? E come hai fatto ad arrivare a questo livello?

«Sia la passione, sia la carriera sono state il frutto di un cammino graduale, che parte da quando avevo 8-9 anni: ai tempi, volevo semplicemente fare uno sport che mi piacesse, per puro divertimento. A casa, proprio a san Donà di Piave, si trovava una squadra di pallavolo e quindi decisi di provare. Verso i 13-14 anni capii che la cosa poteva farsi seria, anche perché nelle squadre di pallavolo ci sono forti esigenze da parte della direzione nei confronti delle atlete. A 17 anni iniziarono ad arrivare anche le prime convocazioni in nazionale. Lì mi sono resa conto che la pallavolo poteva diventare un lavoro. Quando è arrivata la chiamata per la A2 dal Mondovì, non ci ho pensato due volte: nell’estate della quarta superiore mi sono trasferita da san Donà alla provincia di Cuneo e ho svolto lì il quinto anno. Dodici mesi dopo ero a Trento, per passare due anni nella Delta Informatica Trentino, in A1: un sogno che si avverava».

È facile conciliare studio e vita sportiva?

©Trentino Rosa Volley - Ph. Alessio Marchi«La risposta più immediata è 'dipende'. Sicuramente la carriera sportiva, più di altri percorsi professionali, rende possibile conciliare studio e lavoro. Ci sono comunque obblighi da rispettare, scadenze, appuntamenti e ritmi che a volte mal si sposano con le richieste della vita accademica: allenamenti e partite impegnano 6 giorni su 7 e poi i campionati mondiali a Lima e le trasferte che spaziano dal sud della Turchia a Londra. Il tempo per studiare devo ritagliarmelo col forbicino. Tuttavia, allungando di qualche anno i tempi di laurea, è stato tutto sommato sostenibile.
Uno scoglio non indifferente è stato preparare gli esami da non frequentante: alle volte mi capitava di andare a un appello e non sapere minimamente cosa aspettarmi. Ho ridato storia contemporanea non una, non due, ma ben tre volte!
Comunque, tornando indietro rifarei la scelta che ho fatto: a fine superiori ero più orientata verso architettura, ma ho presto capito che non si sarebbe conciliata con la pallavolo. Ho scelto quindi archeologia, e devo dire che sono più che soddisfatta».

Ci racconti un episodio rilevante della tua carriera accademica e della tua vita sportiva?

«Per quanto riguarda l’università, parlerei dello scavo a cui sto partecipando in questi giorni vicino a Conegliano, nel comune di Revine Lago. In passato, non sono mai riuscita a trovare il tempo per un tirocinio: infatti uno scavo, per essere un’esperienza valida, implica almeno 2-3 settimane di lavoro sul campo e con la pallavolo la cosa risultava difficile. Gli scavi di Conegliano sono iniziati nel 2018 e sono vicino a un sito palafitticolo, ma è già da 100 anni che la zona è di interesse archeologico, da quando due contadini trovarono una spada di bronzo. Lo scavo è su un abitato dell’età del Bronzo e per ora sono stati ritrovati perlopiù resti animali e utensili.
Per quanto riguarda la carriera sportiva, il ricordo è fresco e felice: proprio quest’anno abbiamo vinto lo scudetto (oltre al Mondiale per club, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, ndr): è un trofeo che mancava al mio palmares, sono esausta ma felicissima per il risultato raggiunto. Quest’anno avremo giocato qualcosa come 50 partite, ma il duro lavoro ci ha ricompensato».

Quali sono le tue idee per il futuro?

«Sicuramente, nel breve termine c’è la pallavolo: questo è uno sport in cui vai avanti mediamente fino ai 30-35 anni. Poi ci sono varie opzioni: si può allenare, oppure entrare nel management, occuparsi di fisioterapia o di preparazione atletica. Devo ammettere che ora come ora non ambisco a rimanere nel mondo dello sport, ed è anche per questo che sto studiando.
Mi piacerebbe sicuramente lavorare in ambito archeologico, museale o comunque in un settore afferente ai beni culturali: proprio per questo sto studiando e voglio continuare con la magistrale».

A proposito, sei prossima alla laurea: su cosa sarà la tesi?

«Sì, se tutto va bene, alla fine di quest’estate sarò dottoressa. La tesi si concentra sull’incastellamento medievale, cioè il processo storico di erezione di castelli iniziato in Europa nel IX/X secolo, nella zona di Conegliano, in specifico nel quartiere del Piave: il castello risale circa al 1100, solo che nel tempo è stato molto modificato».