Momento di competizione durante l'Universiade Invernale Trentino 2013, foto Pierre Teyssot, archivio Universiade Trentino 2013

Sport

UNIVERSIADE INVERNALE TRENTINO 2013: UN BILANCIO POSITIVO

Intervista al delegato del rettore per le attività sportive Paolo Bouquet, che parla delle ricadute dell’evento e dei possibili futuri sviluppi per il Trentino

8 agosto 2014
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Serena Beber
di Serena Beber
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

L’anno scorso, dall’11 al 21 dicembre, il Trentino è stato teatro e protagonista della XXVI Universiade invernale Trentino 2013: un'edizione di successo, che con un budget ridotto al minimo rispetto alle precedenti edizioni, ha generato un indotto di 14,6 milioni di euro, con oltre 30.000 pernottamenti. Un significativo ritorno di immagine con mezzo miliardo di contatti (giornali, radio, tv e social network) registrati per l’evento, con 630 ore di trasmissioni televisive e 136 milioni di spettatori in tutto il mondo, come evidenziato a inizio luglio dal presidente del Comitato Organizzatore, Sergio Anesi, in occasione della presentazione del Report Finale.
Ne abbiamo parlato con Paolo Bouquet, delegato del rettore per le attività sportive dell’Università di Trento, che è stato vicepresidente del Comitato organizzatore Universiade Trentino 2013.

Professor Bouquet, in occasione delle presentazione del Report Finale Trentino 2013, Stefano Ravelli, responsabile Servizi dell’evento, ha menzionato una candidatura del Trentino come sede dei Giochi Olimpici invernali: solo una provocazione o la case history di Trentino 2013 potrebbe portare questo territorio così lontano?

Perché no? Il "sistema Universiade" ha gestito 4,5 milioni di euro in modo ottimale - pensiamo che per l'Universiade in Cina ne sono stati destinati 200 - sfruttando il territorio e le strutture esistenti. Il Comitato Organizzatore ha saputo fare di necessità virtù: si è appellato agli operatori locali, ha reclutato oltre 1000 volontari, ha messo in rete gli innumerevoli protagonisti dell'evento, dagli albergatori ai responsabili della sicurezza, dai trasportatori al personale medico. Ritengo che il Trentino possa ragionevolmente proporre un modello di Olimpiade low cost, garantendo allo stesso tempo un'eccellente struttura organizzativa.

Può dirci quali sono state le principali ricadute per l’Università di Trento?

L’Universiade ha avuto tre livelli di ricaduta: interno all'ateneo, provinciale ed europeo. Internamente è aumentata, o addirittura nata, la consapevolezza del ruolo che lo sport può avere in termini di progetti di ricerca, didattica e innovazione imprenditoriale, grazie alla creazione di start up. A livello locale l’Università è stata invitata a partecipare al gruppo di lavoro della Provincia autonoma di Trento per la redazione della nuova legge provinciale sullo sport, inserendo anche ricerca e innovazione tra i suoi obiettivi. Si è creata inoltre una maggiore consapevolezza delle ricadute economiche e di immagine per un territorio ricco dal punto di vista del turismo attivo e dell’ospitalità di squadre sportive di ogni nazionalità. 
In Italia il nostro ateneo è divenuto punto di riferimento accademico del Governo, nell'Ufficio Sport condiviso tra MIUR e Ministero dell'Economia.A livello più generale, la “International S-Mart Trentino 2013 Declaration on Sport and University for Innovation”, firmata a Rovereto alla vigilia dell’evento sportivo, ha ispirato il documento che il governo italiano ha proposto al gruppo di lavoro su sport e innovazione, in seno al Consiglio dell’Unione Europea (UE).
In questo modo è aumentato il prestigio dell'Ateneo anche a livello di UE, da cui l’invito a presentare la "case history" dell'Universiade al gruppo di lavoro sullo sport del Consiglio dell'UE. Questo avviene in un momento particolarmente importante per il nostro paese, che si trova ora a vivere il proprio semestre di Presidenza dell’Unione.
Tirando le somme, sicuramente le nostre aspettative sono state rispettate e ampiamente superate. Il potenziale dello sport a livello accademico si rispecchia anche nella decisione dell’Università di Trento di dotarsi di un Ufficio Sport, in grado di raccogliere la legacy dell'Universiade e di altri eventi sportivi, in termini di innovazione e ricerca, e di porsi come legante tra mondo imprenditoriale e della ricerca, in ambito sportivo. 

A questo proposito, a luglio l’Ateneo ha ospitato Martin Doulton, della METOSH University di Melbourne, Australia. Doulton collabora con la ASTN (Australian Sports Technologies Network), un'organizzazione australiana che coordina le attività delle imprese attive nel settore delle tecnologie dello sport, l’università e il mondo della ricerca, anche grazie al sostegno politico. È un modello replicabile in Trentino? 

Sicuramente. In Trentino manca un coordinamento tra la Provincia autonoma, il mondo imprenditoriale sportivo, ricco di nicchie di eccellenza, e il mondo della ricerca e dell’innovazione. L’Università di Trento può fungere da snodo di informazione per la creazione di una rete per la promozione di un modello di sviluppo economico con lo sport come collante tra università, imprese e consumatori. 
È importante che i punti di forza del nostro territorio si mettano in contatto, perché l’Ateneo dedichi parte delle proprie risorse alla ricerca relativa a materiali, strategie di marketing, attività utili per le imprese locali, stimolando in questo modo anche parte dei finanziamenti necessari.