Beatrice Scartezzini. ©Beatrice Scartezzini  - Riccardo Tonetti ©Stefano Sandrini

Sport

La laurea di due atleti TOPSport

Beatrice Scartezzini e Riccardo Tonetti raccontano la loro esperienza in UniTrento tra sport e libri

30 luglio 2019
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di Luca Valzolgher
Laureato in Lettere Unitrento e giovane in servizio civile presso UniTrento Sport.

Il progetto TOPSport dell’Università di Trento nasce nel 2011 come primo pionieristico approccio in Italia al tema della dual career, ossia la possibilità di portare avanti la spesso difficile convivenza fra carriera sportiva e accademica. Consolidatosi ormai come risorsa imprescindibile per quanti desiderino proseguire su entrambe le strade, il progetto trova validazione quando gli studenti-atleti che ne beneficiano ottengono sì risultati sportivi, ma anche e soprattutto accademici. È il caso di Beatrice e Riccardo, che hanno appena conseguito la laurea.

Incontro Beatrice Scartezzini – canoista azzurra, bronzo nei campionati italiani assoluti under 23 del 2018 – fuori dal Dipartimento di Lettere e Filosofia. Ha l’aria raggiante e rilassata. D’altronde, lei si è già laureata in mattinata. Chi invece sta discutendo la sua tesi proprio in quei momenti è Riccardo Tonetti, – sciatore alpino delle Fiamme Gialle, che fra i successi più importanti del suo lungo palmarès annovera l’oro alla coppa Europa del 2015 e il bronzo a squadre ai mondiali di Åre 2019 – a cui stringo la mano pochi minuti più tardi nel cortile del Dipartimento di Economia e Management.

Innanzitutto, congratulazioni! In cosa vi siete laureati?

Beatrice: In Studi storici e filologico-letterari, con la tesi L’amore mancato. L’incontro del Buzzati romanziere con la figura femminile.

Riccardo: In Management. Il titolo della mia tesi è Innovazione e sport. Il caso dello sci alpino.

Da quanti anni siete nel progetto TOPsport?

Beatrice: Sono nel progetto TOPsport dal 2017, da quando ho partecipato ai campionati europei internazionali K2 e ai mondiali under 23.

Riccardo: Quasi dall’inizio della triennale, quindi saranno otto anni. Sì lo so, sono un veterano.

Sinceri: eravate agitati? O lo sport agonistico ad alti livelli vi ha reso immuni da questo tipo di sensazione?

Beatrice: Mi agito di più alle gare, quello sì, ma devo dire che all’inizio mi tremava un po’ la voce.

Riccardo: Eh sì. Ero abbastanza tranquillo fino a quando non ho visto la Commissione schierata. Sono abituato a questo tipo di pressione, però non è così scontato, e non è la stessa cosa. Sono ambiti diversi.

Avete discusso da soli o c’erano famigliari e amici con voi?

Beatrice: Ho fatto una selezione, non volevo entrassero le carovane. [ride] C’erano i miei genitori, Carlo [Tacchini, canoista olimpionico, il suo ragazzo n.d.r.] e pochi altri amici. Poi ad agosto farò la festa, e lì verranno anche altri amici da tutta Italia. Sicilia, Friuli, Lazio…

Riccardo: C’era la mia famiglia, mia moglie e mio figlio, i miei genitori e mia sorella. È venuto anche un amico che sta facendo il PhD con cui nell’ultimo periodo ho studiato molto – eravamo sempre in biblioteca – e che aveva piacere di essere presente.

Ci racconti la giornata tipo di uno studente-atleta?

Beatrice: Io mi alleno undici volte a settimana, quasi tutti i giorni due volte al giorno, due ore la mattina e due il pomeriggio. D’inverno anche di più. Naturalmente in questo periodo, in cui ho dedicato molto tempo allo studio, ho cercato di fare allenamento o molto presto la mattina o molto tardi la sera. Confesso che ultimamente ho dormito poco, e ora mi sa che è arrivato il momento di recuperare.

Riccardo: Nel periodo primaverile, quello di off-season, possiamo dire sveglia alle 8:00, colazione e subito in biblioteca. A pranzo qualcosa di veloce e di nuovo a studiare fino alle 16:30 circa. Poi una merenda un po’ più sostanziosa e alle 17:00 in palestra, o in bici o a correre.

Immagino vi sia capitato di andare a lezione o di dover studiare prima o dopo aver fatto allenamento. Come interagiscono le due attività?

Beatrice: Penso mi aiuti nella concentrazione, anche per quanto riguarda la gestione del tempo. Non sono abituata a prendermi pause. Per quanto riguarda allenarsi dopo una giornata di studio, non è così facile. Verrebbe da pensare che sia un’attività più che altro fisica, quando invece richiede una buona dose di energie mentali, energie che inevitabilmente lo studio ti toglie. Ripeto, non è facile, ma mi sembra di essere riuscita a bilanciare le due attività.

Riccardo: In realtà trovo difficile coniugare le due cose, soprattutto in stagione. A livello mentale è molto difficile, in quelle due ore di riposo ho bisogno di staccare, magari leggo un libro o guardo un film. Quando faccio attività fisica la mattina, lo sforzo fisico si fa sentire e studiare è più difficile. Al contrario, allenarmi dopo una giornata di studio mi ha sempre arrecato benefici. Certo, stare seduti tutto il giorno non è il modo migliore per essere subito attivi e scattanti, ma ho sempre visto nell’attività fisica un modo per rifocillare le mie energie mentali ed essere pronto a ripartire il giorno dopo.

Le soft skills, o competenze trasversali, sono quelle abilità non legate specificatamente all’ambito tecnico e professionale, ma che coinvolgono la gestione del proprio tempo e il rapporto con gli altri. Lo sport può essere un fattore determinante per lo sviluppo di queste abilità?

Beatrice: Lo sport ti aiuta certamente a gestire l’ansia, ad essere quindi più freddi e lucidi nei momenti che contano, nonostante la pressione. Non solo, aiuta anche nelle relazioni interpersonali. Ad esempio, ho passato gran parte dello scorso anno al raduno nazionale di Sabaudia durante il quale mi sono trovata inevitabilmente a stretto contatto con molte persone, alcune delle quali diverse da me. Al termine di una convivenza del genere sei in grado di relazionarti veramente con chiunque. Oddio, arrivi alla fine che non ce la fai più, [ride] ma valutandola a posteriori è stata un’esperienza costruttiva e assolutamente positiva.

Riccardo: Penso di sì, anche se credo sarà un eventuale datore di lavoro a valutarlo [ride]. Nello sport lavori per un obbiettivo, come nello studio, hai un certo tipo di pressione perché devi arrivare a quel momento pronto, e impari di conseguenza ad organizzarti e a gestire il tuo tempo. Poi è inevitabile, conosci tante persone. Vedo soprattutto nel rapporto con gli allenatori una dinamica relazionale che ha delle affinità con quelle che si possono trovare sul luogo di lavoro. Devi fidarti di loro, ascoltare quello che ti dicono, magari anche mettendolo in discussione, ma sempre con il rispetto dei ruoli.

Per concludere, la tipica domanda della nonna che semina puntualmente imbarazzo alle cene di famiglia: cosa farete adesso? Quali sono i vostri prossimi obbiettivi da sportivi e da neo-laureati?

Beatrice: Ho dimostrato a me stessa di essere in grado di fare bene in entrambi i campi, sia quello sportivo che quello universitario. Quest’anno non sono entrata in Nazionale, perché ho cambiato categoria e sono diventata Senior, quindi il mio obbiettivo è certamente rientrarci, e punto a farlo con una buona prestazione nei campionati italiani di settembre.

Riccardo: Vado avanti a sciare finché posso. Ora che ho terminato il mio percorso di studi, il grande obbiettivo è Cortina 2026, sarò un vecchio decrepito, ma spero di farcela. Sono contento della scelta che ho fatto, il mio percorso di studi mi ha dato un’infarinatura notevole in ambito economico. Come ho detto, per ora mi concentro sullo sci, ma sempre tenendo le antenne ben dritte per prospettive future. Ora, però, mi godo la mia famiglia.