Silvia Biasi premiata da Araceli Manjón-Cabeza, Secretaria General UCM © Imágen cedida por Tribuna Complutense

Storie

Cambiare università, cambiare mondo

A Silvia Biasi il primo premio di eccellenza accademica per studenti internazionali dell’Università Complutense di Madrid

21 giugno 2022
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di Silvia Biasi e la redazione di UniTrentoMag
Silvia Biasi studia Lingue moderne all'Università di Trento

Silvia Biasi, una studentessa del Dipartimento di Lettere e Filosofia, ha vinto l’edizione 2022 del “Premio de excelencia académica para estudiantes internacionales” dell’Università Complutense di Madrid. Arrivato alla sua quinta edizione, il premio viene assegnato a studentesse e studenti stranieri, che abbiano ottenuto una valutazione alta negli esami sostenuti ed inoltre presentato un saggio che illustri come l’esperienza in questa università ha influito sul loro percorso accademico. 

Non nasconde la soddisfazione Claudia Demattè, professoressa di Lingua e traduzione spagnola e tutor di Silvia Biasi. Gli studenti e le studentesse del Dipartimento di Lettere e Filosofia di Trento sono sempre stati stimati a Madrid. Ma quest’anno è arrivata la conferma. «Questo premio a Silvia è anche una testimonianza della qualità linguistica del corso di Laurea in Lingue moderne, qui a Trento, già alla fine della laurea triennale», nota Demattè.

«L’Università di Trento ha un accordo ormai storico con la Complutense. È dal 1992 che ci sono programmi di scambio», spiega. Nel corso di questi trent’anni gli accordi sono stati rivisti più volte. «Circa quattro, cinque anni fa Madrid ha chiuso e rinegoziato tutte le convenzioni». Aveva rilevato infatti una sproporzione nei flussi di scambio: gli studenti in arrivo dall’estero erano molti di più dei suoi studenti in uscita. «Anche per questo, la Complutense ha operato scelte molto drastiche nell’accogliere studenti stranieri, soprattutto per alcuni Dipartimenti, come quello di Filologia». 

Rinnovare l’accordo con Madrid non è stato facile, racconta Demattè: «Trento è un’Università molto piccola, rispetto agli standard della Complutense. Per fortuna, avevo dei progetti di ricerca attivi. Anche grazie a questi contatti diretti, siamo riusciti a firmare l’accordo». È stato un importante successo, per gli ispanisti di Trento. «La Complutense però ha stabilito dei limiti molto stringenti: un solo posto, con una certificazione C1 in partenza, un requisito linguistico molto alto. Per arrivare a Madrid, Silvia ha quindi dovuto affrontare un doppio percorso: la certificazione in spagnolo e il processo di selezione interno al nostro Dipartimento». 

«Il Premio è un’iniziativa a cui l’Università Complutense tiene molto. Anche la cerimonia è molto sentita. Partecipano i rappresentanti delle ambasciate, del consolato, degli istituti di cultura dei paesi di provenienza dei tre premiati, Italia, Germania e Francia», racconta Silvia Biasi. «Quando ho deciso di partecipare, non sapevo bene che cosa scrivere. Ho capito che la cosa migliore era buttarsi. E così ho scritto di getto le mie emozioni. Sono partita dal ricordo di quando stavo per arrivare a Madrid, che non avevo mai visto prima. Sapevo che era grande, ma non conoscevo questa grandezza. La Complutense è un mondo. Sia in senso accademico, perché c’è molto da studiare, sia fisicamente, perché è enorme. Solo il Dipartimento di Filologia ha quattro sedi». 

Anche il modo di lavorare è molto diverso dal nostro. «La frequenza è obbligatoria. L’università spagnola è molto più pratica che in Italia. Hai compiti a casa, devi lavorare per tutto il semestre. La cosa positiva è che quando arrivi all’esame hai già fatto molto esercizio, hai già studiato. E così maturi davvero il pensiero critico. L’offerta è molto vasta: ho studiato il teatro del Siglo de oro, ma anche la letteratura etnica e delle minoranze. Un campo, questo del rapporto tra letteratura e la sua dimensione sociale, che mi interessa molto, e che penso che sarà anche parte anche della mia tesi di laurea».

UniTrentoMag pubblica l'estratto che Silvia Biasi ha letto durante la cerimonia di premiazione (© foto Tribuna Complutense). Traduzione dallo spagnolo dell'autrice. 

Silvia Biasi

Studiare alla Complutense…vento in poppa, a vele spiegate

(José de Espronceda, La canzone del pirata)

Martha Medeiros dice che «muore lentamente / chi diventa schiavo dell'abitudine, / ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, / [...] / Muore lentamente / chi non viaggia, / chi non legge, / chi non ascolta musica, / chi non trova grazia in sé stesso». 

In questi due anni di pandemia ci siamo un po' tutti spenti, perché quel virus ci ha tolto le ali, senza le quali non potevamo viaggiare. Nonostante ciò, sono d'accordo con Martha Medeiros: la lettura, la letteratura, la musica, le risate... Sono tutti mezzi per viaggiare, per lasciarsi andare, per saltare nel vuoto, per schivare ogni preoccupazione e recuperare l'immaginazione infantile che sempre ci ha sempre fatto volare. Io, mentre facevo ciò chiusa nella mia stanza, decisi di inviare la domanda per andare in Erasmus e, nelle piccole mura di quella stanza, dove potevo ammirare il mondo solo dalla mia finestra, scelsi Madrid e la sua grandezza, che rappresenta l'immensità che mi ha sempre spaventato. Ho sempre pensato che un posto così grande non facesse per me. Invece, la pandemia ha trasformato l'immagine di Madrid: da un ostacolo a una sfida. Oggi, la sua immensità rappresenta per me la libertà che mi è mancata nel corso degli anni. Rappresenta anche la mia possibilità e capacità di rimettermi in gioco, di competere con me stessa e con le mie emozioni.  

Difatti, la prima volta che ho messo piede a Madrid, il 6 settembre 2021, ho pianto. In Italia eravamo appena usciti da un secondo confino e, insieme alla mia voglia di divorare il mondo intero, mi sono portata in Spagna la mia bolla di ansie: riuscirò a ripartire? Che ne sarà del mio futuro? Madrid, la Complutense, riusciranno ad annientare le mie incertezze? Come ogni autore con la sua musa, ho invocato Madrid e Madrid mi ha risposto. Il giallo caldo del sole, l'azzurro cristallino del cielo che supera la mancanza d'acqua, il verde che circonda la città e la illumina. Questo è solo l'inizio delle porte che si sono aperte davanti a me. In effetti, tutto è migliorato quando sono iniziate le lezioni. Erano anni che sentivo parlare della grandezza di questa università ed è stato un onore essere stata scelta per far parte di questo viaggio pieno di vento di poppa, su una nave che procede a vele spiegate.

Studiare alla Complutense significa apprezzare un metodo di insegnamento diverso da quello italiano. Studiare alla Complutense significa digrignare i denti quando si devono chiamare i professori per nome, quando si è abituati ad avere un rapporto più distante con i professori italiani. Studiare alla Complutense significa avere l'opportunità di seguire molte lezioni, su un'ampia varietà di argomenti, e di poter ammirare materie già studiate da un'altra prospettiva e con un metodo diverso. Studiare alla Complutense è pura inclusione, è avere l'opportunità di studiare donne che hanno studiato nella tua stessa facoltà e che, con la loro lotta, sono avanzate nella richiesta di pari diritti. È anche studiare l'inclusione in altre parti del mondo e poter ampliare il proprio pensiero critico su come il passato influenza i nostri passi. Imparare alla Complutense è la possibilità di calpestare il terreno di tutti quegli autori dell’apogeo spagnolo che ho sempre studiato sui libri, è poter vivere le loro opere in prima persona. Studiare alla Facoltà di Filologia è tutto questo e molto di più. 

Per concludere, vorrei chiudere il cerchio tornando alla poesia di Martha Medeiros, poiché l'UCM ha cambiato la mia vita: ho cambiato rotte, destinazioni, ho imparato, ho potuto volare con la mia immaginazione e, infine, ho potuto ampliare il mio pensiero critico grazie alle lezioni impartite. Per tutto questo sarò sempre grata.