Francesco Dalla Balla durante una corsa ciclista 

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Un ricercatore al Giro d’Italia

Intervista a Francesco Dalla Balla (Dip. Cibio) giudice di gara di ciclismo, alla vigilia della partenza della carovana rosa

29 aprile 2024
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Federico Fuiano
Ufficio Sport

Il prossimo 4 maggio non è una data qualsiasi per Francesco Dalla Balla, assegnista di ricerca del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata - Cibio. Quel giorno prenderà il via da Venaria Reale l’edizione numero 107 del Giro d’Italia e nell’occasione Francesco, giudice di ciclismo dal 2015, sarà protagonista per la prima volta in carriera della corsa rosa in qualità di membro della giuria ufficiale.  

Buongiorno Dalla Balla, in cosa consiste la sua attività di ricerca all’Università?

 «Faccio parte di un progetto di ricerca di interesse nazionale relativo alle transizioni di genere, T.R.A.N.S. (Transsexuals rights and administrative procedure for name and sex rectification). Mi occupo dei problemi giuridici e costituzionali connessi a questo tema. Il progetto ha durata biennale e tratta l’argomento con un approccio multidisciplinare, coinvolgendo i ricercatori del Dipartimento Cibio e la Facoltà di Giurisprudenza».

 Dal prossimo 4 maggio sarà nel bel mezzo della corsa rosa come giudice in moto. Qual è il suo stato d’animo?

 «Sono molto contento. Allo stesso tempo sento un po’ di apprensione, ma sarebbe strano il contrario (ride, ndr). La pressione è sempre molto alta in questo tipo di eventi».

 Cosa fa il giudice nel ciclismo? Quale sarà il suo compito al Giro d’Italia?

 «In una corsa di ciclismo ci sono più giudici, il cui numero varia in relazione alla categoria della stessa. Nel caso del Giro d’Italia saremo in dieci (di varia nazionalità, tra cui Australia, Olanda, Spagna e Belgio e ovviamente Italia), di cui otto seguiranno la corsa più i due giudici di arrivo. La nostra giornata comincia la mattina con il controllo delle biciclette, per prevenire tramite l’utilizzo di strumentazioni specifiche fornite dall’Uci (l’Unione ciclistica internazionale) il cosiddetto doping meccanico. Il procedimento avviene prima di ogni tappa e viene svolto con un tablet per la rilevazione dei campi elettromagnetici. Un’altra parte importante del nostro lavoro avviene poi durante la vera e propria corsa. Principalmente siamo chiamati a gestire il barrage, ovvero regolare il traffico delle ammiraglie e delle macchine presenti in strada, per evitare lo sfruttamento della scia da parte dei corridori. Poi dobbiamo effettuare la ricostruzione della corsa, cioè tracciare tutti gli avvenimenti e le composizioni dei singoli gruppetti in modo da poter poi ufficializzare l’ordine di arrivo. In questo la tecnologia è sicuramente d’aiuto, basti pensare al fotofinish. Ma da sola non basta, come quando un ciclista cambia la bici o la scambia con un compagno. Inoltre siamo chiamati a registrare le possibili infrazioni dei corridori o dei direttori sportivi, per poi assegnare loro le sanzioni (che possono andare dall’ammonizione, alla multa sino all’espulsione). Al termine della gara, infine, il giudice di arrivo e il giudice di arrivo in moto hanno il compito di redigere le varie classifiche».

C’è qualche punto di contatto tra la sua attività accademica e quella sportiva?

 «Sicuramente entrambe le attività richiedono la necessità di mettersi in discussione, essere flessibili ed evitare di ragionare tramite degli schemi predeterminati. Esiste un metodo per fare ogni cosa, ma il metodo va di volta in volta adattato in base alle circostanze e all'evoluzione delle stesse. Interpretare, sia il diritto, che lo sport, con una griglia predeterminata, crea una rigidità che non porta frutti».

 Che tipo di preparazione si svolge prima di un appuntamento di questa portata?

 «Noi giudici non abbiamo dei prerequisiti fisici, a differenza di quanto accade ad esempio agli arbitri nel calcio. La preparazione ad un evento di questo tipo però prevede un certo studio. Al regolamento ufficiale del ciclismo su strada si affiancano infatti i regolamenti specifici di ogni singola gara. In questa prospettiva viene svolto un lavoro insieme all’organizzatore per condividere i problemi che potrebbero presentarsi nel corso dell’evento, come la gestione di un passaggio a livello o di un tratto di sterrato. Il ciclismo si svolge sulla strada e le incognite del percorso fanno parte della fisiologia di questo sport».